Il Governo ieri ha dato una scossa. «Sono venuto qui per dire che lo Stato c’è».
Il segnale è arrivato come nessuno se lo aspettava, con una forza e una nettezza che non appartenevano più alla politica.
Ed è stato ancora una volta Lui a ordinare il cambio di marcia. Silvio Berlusconi ha detto all’Italia che il Governo nazionale non sta fermo a prendere colpi in un deficit democratico di autorità e autorevolezza ma che al contrario ha il coraggio di giocarsi alla prima mano il suo tesoro di credibilità. Con scelte impopolari forse ma sicuramente necessarie, con il ricorso a misure dolorose eppure non più rinviabili, soprattutto con l’impegno a difenderle anche davanti alle già annunciate manifestazioni di protesta.
Non c'è bisogno di nessun dialogo; sull'argomento si sono fatte tante chiacchiere, tanti tavoli e tante concertazioni; ora è tempo solo di decidere. E questo Governo ha mostrato di saperlo fare.
Il precedente governo ha mostrato un’Italietta incapace di risolvere i problemi fino a farsi travolgere. Una incapacità di decidere diventata impotenza, che ha prodotto la perdita di fiducia del cittadino, la rabbia di chi è esasperato dai sacchetti di rifiuti davanti alla propria casa e la rabbia di chi si è sentito violentato da vecchie discariche illegali e oggi non vuole quelle sicure.
Isoliamo gli antiberlusconiani alla Di Pietro (tanto a lui non gli andrà mai bene nulla di quello che verrà fatto da questo edsecutivo) e facciamom partire da Napoli il rinascimento.
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