Alcune considerazioni agli inizi di una legislatura che si vuole, giustamente, improntata a uno spirito costruttivo e di ricostruzione “bipartisan” del paese.
La questione potremmo riassumerla in questo modo: d’accordo per realizzare assieme e in modo condiviso quanti più provvedimenti sia possibile nell’interesse del paese; benvenuto chi, della vecchia maggioranza, vuol collaborare in questa nuova direzione, ma teniamo a debita distanza chi gioca in modo equivoco.
Io l'orizzonte non lo vedo limpido.
A cominciare dalla arroganza e dalla prepotenza di Livia Turco e Vincenzo Visco.
Nei loro atti ci leggo unicamente la rabbia per dover lasciare le redini del potere. È una rabbia mista a quel sentimento espresso dal Manifesto con un linguaggio che la dice lunga sul cammino da compiere prima di pacificare il paese e creare un clima di competizione rispettosa e libera dall’odio: sono tornati i “sub-umani”, mentre a Roma si rigetta ogni critica e si irride la richiesta di ordine e di legalità. Questi sono i commenti che si sentono dalla parte della sinistra: «Sono arrivati al potere quelli che passano col rosso», «tra qualche giorno scendono i carri armati per strada», «ci aspettano cinque anni di medioevo».
Però è anche un fiorire di ammiccamenti nei confronti del nuovo sindaco, soprattutto da parte di intellettuali di sinistra ed è troppo smaccato il tentativo di irretire i nuovi venuti perché non tocchino le posizioni di potere, gli incarichi e le prebende che la sinistra gestisce da tanti anni.
Una collaborazione bipartisan richiede un atteggiamento riflessivo e disponibile, ben diverso da quello che manifesta la protervia dei ministri Visco e Turco o lo sfacciato attaccamento al potere degli adulatori del nuovo sindaco di Roma.
In questi casi le parole più giuste sono: «Fuori i mercanti dal tempio».
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