Chi ieri ha avuto Repubblica tra le mani ha potuto leggere, in prima pagina, che il governo ha posto dei «limiti ai matrimoni misti». Normale, davanti a un simile titolo, pensare che Berlusconi abbia reintrodotto le leggi razziali del 1938, che al primo punto stabilivano proprio «il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita non ariane». Una “notizia”, guarda caso, che combacia con le accuse di xenofobia che una certa sinistra europea getta addosso al governo Berlusconi. C’è solo un dettaglio: è tutto falso.
Il governo non ha introdotto alcun «limite» ai matrimoni misti. Immigrati e italiani potranno sposarsi dove vogliono, quando vogliono e come vogliono. Proprio come hanno fatto sinora. L’unica novità sono i termini di concessione della cittadinanza: prima l’immigrato che sposava un italiano la otteneva dopo sei mesi, con le nuove leggi potrà averla dopo due anni. Come accade in altre democrazie occidentali.
Nel Paese che è di esempio al resto del mondo per come riesce ad integrare i nuovi arrivati, gli Stati Uniti, bene che vada l’immigrato che sposa un americano ottiene la cittadinanza dopo tre anni. E Barack Obama e Hillary Clinton, paladini della sinistra de noantri, si guardano bene dal chiedere di cambiare una legge che funziona.
Vogliono fare gli americani, quelli del Partito democratico, ma non conoscono l’inglese e finiscono per parlare a vanvera. Tipo Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato. Ha detto che il reato di immigrazione clandestina, appena introdotto dal governo Berlusconi, «non esiste nemmeno negli Stati Uniti». E invece negli Usa esiste eccome. È un reato federale previsto dall’“Immigration and Nationality Act” ed è punito con le multe e con il carcere, che può durare sino a due anni.
Fonte: Fausto Carioti
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento