In un precedente post mi ero chiesto: Il Pd ha perso per colpa di Veltroni o nonostante Veltroni?
Adesso dico: Nonostante Veltroni.
Era lui che si era presentato agli elettori come l’uomo nuovo della politica italiana, che ha proposto un nuovo soggetto, una nuova formula, attraverso cui provare a vincere cambiando.
Ma il passato pesava troppo. La ciurma guidata da Prodi era talmente impressa nella mente degli italiani che era impossibile riproporla acconciandola con una semplice spolverata.
Ma D'Alema continua a remare contro e battaglia su due fronti.
Contro Veltroni: boccia il modello solitario del PD auspicando un ritorno alla coalizione formato maxi e dice: “La sinistra radicale non è più in Parlamento, ma non è scomparsa. Si tratta di una forza elettorale di circa tre milioni di voti che si è dispersa in parte anche nell’astensione. Le cose che hanno radici nel Paese non scompaiono“.
Contro Berlusconi, con l'obiettivo di boicottare fin da subito il dialogo, tra centrosinistra e centrodestra, sulle riforme costituzionali e dice: “L’esperienza che ho avuto con la bicamerale è stata negativa. Del resto la destra ha una visione padronale delle Istituzioni. E’ come un istinto, non so se riusciranno a dominarlo“.
Perché si comporta così?
Perché se in Parlamento il Popolo della Libertà e il Pd riuscissero a dialogare e a cambiare la Costituzione, grazie alla leadership di Veltroni, lui - D’Alema - non avrebbe più ragion d’essere. Diverrebbe un articolo di modernariato.
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