I fatti.
Nel Nord Italia scatta un’operazione contro alcuni rom che costringono i propri figli a rubare. Ne vengono arrestati otto. Quattro sono di competenza della magistratura di Verona; gli altri di quella di Torino, Vicenza, Alessandria.
A Veona un gip, Giorgio Piziali, decide di scarcerarli. Non perché li ritenga innocenti. Ma perché - sostiene - non c’è pericolo che scappino. A differenza di Piziali, i gip di Torino, Vicenza e Alessandria hanno deciso che gli altri quattro rom coinvolti nell’inchiesta debbono restare dentro; Ignoriamo quali idee abbia il gip Piziali. Quel che è certo è che, se crede di aver difeso i rom, si sbaglia di grosso perché le prime vittime del suo provvedimento saranno proprio dei rom: saranno quei poveri bambini che ora rischiano di tornare nelle grinfie dei loro genitori, anzi padroni, anzi aguzzini che li seviziavano quando il bottino era scarso. Gli avvocati difensori hanno già fatto domanda di ricongiungimento.L’accetteranno? Dipende. Dipende da che giudice troveranno. Uno come Piziali certamente ridarebbe i bambini ai genitori. Uno come i gip di Torino, Vicenza e Alessandria probabilmente no. Dipende.
A Milano una ragazza di 16 anni è stata tolta alla madre per una sberla che risale a un anno fa; ad Annamaria Franzoni non furono tolti i figli neanche dopo le condanne in primo e secondo grado. Dipende dove capiti.
Lo stesso fatto è nero da una parte e bianco dall’altra. È una roulette russa, in Italia, la giustizia. Tanto poi nessuno li giudica, i giudici: a differenza, ad esempio, che negli Stati Uniti, dove (contrariamente a quel che si dice e si crede) l’impeachment è pratica utilizzata molto, ma molto più spesso contro i magistrati che contro i politici.
Michele Brambilla
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