Il Comune di Roma ha un debito di oltre 7 miliardi di euro. Maturato negli anni della gestione “spensierata” del duo Veltroni-Bettini.
Va bene che è divenuta un'abitudine di gridare al "buco" economico ogni volta che una istituzione cambia bandiera; ma, sette miliardi di euro sono un problema.
Il problema ora è che il Comune non è più in grado di far fronte agli impegni di pagamento.
Dunque è in piena crisi di liquidità.
Come rimediare?
La soluzione indicata da Sansonetti è descritta dagli articoli 244, 245 e 246 del Tuel (Testo unico degli enti locali): è necessario procedere alla dichiarazione di dissesto finanziario. Una sorta di fallimento che porterebbe all’insediamento di un “organo straordinario di liquidazione” cui spetterebbe il compito di ripianare il debito.
Alemanno, da una dichiarazione di dissesto, ricaverebbe non pochi problemi: i suoi poteri risulterebbero fortemente ridimensionati; e - stante il “commissariamento” - verrebbero confinati alla cosiddetta “ordinaria amministrazione”. Insomma: il neosindaco di Roma non avrebbe poteri.
Ma anche Veltroni ne uscirebbe addirittura con le ossa rotte.
Per anni, infatti, Veltroni ha sedotto gli italiani con la favola del “modello Roma”. La dichiarazione di dissesto finanziario racconterebbe ai cittadini un’altra storia. E cioè che Roma è stata amministrata malissimo e con enorme sperpero di risorse.
Per Veltroni sarebbe un colpo mortale.
Per queste ragioni il Cavaliere sta cercando di risolvere la questione in maniera utile per tutti (meglio un Veltroni oggi, che un D’Alema domani).
E la Regione?
Si segnala anche la possibilità che la Sanità della Regione Lazio venga commissariata.
In questo comparto, infatti, l’ente guidato da Piero Marrazzo ha un enorme passivo (lascito della gestione-Storace, mai risanato). E Tremonti - non soddisfatto dal piano finanziario predisposto dal governatore - starebbe vagliando l’ipotesi di procedere ad una nomina commissariale.
Staremo a vedere.
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