Uolter, fai pace col cervello!
Ma ve lo ricordate il chierichetto che si credeva un prete durante la campagna elettorale?
“Sia che vinciamo sia che perdiamo, le riforme vanno fatte insieme”. “Chi vince anche con un solo voto governa e gli altri fanno opposizione. Io voglio, posso e pretendo il dialogo solo sulle regole del gioco, sulle riforme istituzionali, non sui temi di governo, su cui abbiamo programmi e principi diversi”.
Anche subito dopo la batosta elettorale, a chi continuava ad accusarlo di consociativismo, lui replicava isterico: “Mai e poi mai. Non avete capito niente. Noi faremo un’opposizione seria e dura, ma non ideologica. Saremo costruttivi e non distruttivi. Non attaccheremo per partito preso, ma valuteremo ogni singolo provvedimento e faremo le nostre controproposte nella corretta suddivisione dei compiti tra opposizione e governo. Loro hanno vinto le elezioni e loro hanno il diritto, ma soprattutto il dovere di governare da soli, senza il nostro apporto”.
Ora, vi pare che dalla nascita di questa legislatura si sia parlato di riforme istituzionali, di regole del gioco, di regolamenti parlamentari, di modifiche alla Costituzione?
Per ora tutti i provvedimenti, ben più urgenti, hanno riguardato il governo puro e semplice del Paese, la sicurezza, la giustizia, l’economia, i rifiuti di Napoli, l’Alitalia.
Vi sembrano riforme istituzionali queste?
Ma allora di che dialogo stiamo parlando?
Come fa ad essersi interrotto un dialogo che neppure è cominciato, visto che non c’è ancora nulla su cui confrontarsi?
La verità è che il povero Uolter si deve essere un po’ confuso.
Forse non ha ben chiara la distinzione tra regole del gioco e schemi d’attacco.
Poveretto, lui ci aveva creduto davvero che fare il premier-ombra potesse contare qualcosa.
Era convinto di avere diritto ad un posto in panchina, pensava di essere il vice di Donadoni, o meglio ancora il suo consulente principale. Schieriamo Cassano o Del Piero? Dialoghiamo e poi decidiamo insieme.
No, Uolter, non funziona così. Questo è governo puro e semplice. Questi sono compiti della maggioranza che ha stravinto le elezioni con un mandato limpido degli elettori.
Tu non c’entri niente. Tu sei sull’altra panchina. Smettila di chiamare l’arbitro Napolitano perché non ti passano la palla. Sei persino ridicolo.
Quando si tratterà di decidere, se eliminare il fuorigioco, se mettere 3 arbitri in campo o se far valere mezzo punto il goal su rigore, sarai interpellato e sarebbe molto importante il tuo contributo.
Se davvero, come hai promesso, non ti arroccherai su posizioni ideologiche e contribuirai a cambiare le regole, forse la storia si ricorderà di te.
Se il governo va avanti per la sua strada a spron battuto, se si occupa di risolvere i problemi del Paese è perché glielo abbiamo chiesto noi elettori.
Do you know democrazia?
Dici che la tela del dialogo è stata strappata? Meglio.
Il dialogo che avevi impostato, preteso sbattendo i piedini, non serviva a niente, né a te né al governo.
Barbara
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