Tutte le voci della Finanziaria vengono discusse con le parti sociali proprio in questi giorni.
Questa buffonata è proprio inevitabile?
I sindacati di oggi hanno perso la loro storica funzione di rappresentare le parti sociali. Esistono delle associazioni di fatto che si sono sempre rifiutate di applicare quanto previsto dalla Costituzione, che non pubblicano i bilanci, che non pagano le tasse, che fanno uso di dipendenti pagati dal contribuente italiano e in congedo sindacale.
La concertazione (meglio chiamarla sconcertazione, perché sconcerterebbe chiunque) morirà. Anzi: è già morta e sepolta. E’ null’altro che il metodo che aveva quasi del tutto distrutto la Gran Bretagna, in cui ogni decisione politica veniva presa previo accordo con i sindacati. Fatto sta che alla fine degli anni ‘70 l’Inghilterra aveva un’inflazione e un tasso di disoccupazione a due cifre, una bilancia dei pagamenti in passivo e un’economia sclerotica. Nacque il “male inglese”.
Tutto questo è finito quando la signora Thatcher, eletta nel 1979, decise che il potere sindacale dovesse essere riportato entro la legge. Smise la concertazione, sopportò per tre anni lo sciopero dei minatori e il potere dei sindacati fu ridimensionato.
Blair ha fatto qualcosa per tornare alla concertazione? No, perché anche i più ferocemente anti-thatcheriani riconoscono alla “Lady di ferro” di aver posto fine all’arroganza e alla prepotenza dei sindacati.
Questo in Inghilterra. Ma in Italia è possibile?
Oggi i sindacati non sono più quelli di una volta. Anche in Italia sono in crisi e se il governo non li resuscita con una respirazione bocca a bocca, si potrà fare a meno di “aprire tavoli” per decidere le cose importanti.
La nostra Costituzione non prevede che il governo debba sottoporre le sue decisioni al parere dei sindacati. Le deve sottoporre al voto del Parlamento. Punto.
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