Tanto di cappello all'ex Predisente Cossiga che scrive a Napolitano.
Signor Presidente, mi permetto di scriverLe questa lettera aperta, da ex-capo dello Stato a Capo dello Stato in carica. Le scrivo rivolgendomi soprattutto al presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, oltre che all'ex-presidente della Camera dei Deputati.
Ho già avuto modo di esprimere al Senato, al termine del dibattito sulla fiducia, nella mia dichiarazione di voto a favore del Governo Berlusconi (pur esternando espresse riserve anche con parole molto dure nei confronti del nuovo ministro dell'Interno), la mia scarsa, per non dire quasi nulla, approvazione dei provvedimenti adottati o proposti dal Governo in materia di sicurezza: e di conseguenza, da liberale, da cristiano e da anti-razzista, mi accingo a votare contro di essi con una dura dichiarazione. Ma da democratico che crede nella sovranità popolare e nella sua massima espressione, cioè il Parlamento, sovrano legale dello Stato democratico per mandato del Popolo che ne è il sovrano reale (e di cui è legittima emanazione il Governo che di esso abbia la fiducia), non posso che condannare la presa di posizione espressa dall'Associazione nazionale dei magistrati.
Quest'ultima è infatti intervenuta contro i contenuti di questi provvedimenti, e ora anche contro le limitazioni che nel suo prossimo disegno di legge l'Esecutivo intende proporre alla facoltà da parte dell'auto rità giudiziaria di disporre intercettazioni, telefoniche e ambientali, nei confronti di cittadini. Da "liberale", sono per la più ampia libertà di associazione e per la più ampia libertà di critica, libertà senza le quali non vi può essere un regime di libertà. L'Associazione Nazionale Magistrati non è però un'associazione di cittadini qualunque: essa è quell'associazione - ormai diventata per debolezza delle istituzioni democratiche e della politica una potente lobby politicosindacale di carattere quasi eversivo -, che raccoglie giudici e pubblici ministeri, cioè coloro che in pratica dicono, al di là ed anche fuori della volontà del Parlamento, che cosa sia legge e che cosa legge non sia. Addirittura, decidono in pratica quasi ciò che sia giusto e giusto non sia, spesso dilettandosi a riscrivere la storia, dettare giudizi morali e politici, e perfino osando trasferire gli stessi in aberranti richieste, ordinanze e sentenze. Essi costituiscono nell'esercizio e per l'esercizio delle loro funzioni un "ordine indipendente".
Una lobby forte nella politica debole. A ben vedere infatti, si tratta, secondo il nostro ordinamento, di una categoria speciale di funzionari dello Stato, nominati per concorso - concorso che spesso è soltanto una forma di cooptazione familiare o clientelare. Siamo di fronte a una categoria molto ben pagata e in buona parte con assai poca voglia di lavorare e di rendere giustizia ai cittadini, cosa che risponderebbe alle proprie funzioni, e invece carica di molta e disordinata voglia di fare politica!
Che direbbe mai Lei, signor Presidente della Repubblica, che direbbero il Parlamento e il Governo, se domani l'associazione dei diplomatici prendesse posizione, in una pubblica assemblea, contro la linea di politica estera del governo, e pretendesse di dettarne una propria, anche contro la volontà del Governo e dello stesso Parlamento?
Allo stesso modo, cosa direbbero se i sindacati delle forze di polizia e il Cocer dei Carabinieri facessero altrettanto in materia di politica di ordine pubblico, e poi un'associazione di generali e ammiragli e il Cocer delle Forze Armate condannassero la politica della Difesa nazionale voluta da Parlamento e Governo, o volessero dettarne una propria?
Per quanto attiene le intercettazioni, Lei certo sa che in Inghilterra e nel Galles, nella Scozia e nell'Irlanda del Nord, parti del Regno Unito ma con sistemi legali e giudiziari diversi (nei quali verrebbe considerato un attentato al principio del "giusto processo secondo il diritto" la commistione tra giudici e pubblici ministeri), le intercettazioni sono considerate una grave, ma talvolta necessaria intrusione nella sfera di libertà e di privacy del cittadino. Bene, per questo motivo in questi sistemi esse possono essere disposte esclusivamente da un'autorità che direttamente o indirettamente ne risponda democraticamente. Ad esempio, in Inghilterra e nel Galles, dall'Home Secretary, cioè dal ministro dell'interno.
Non mi meraviglio certo delle scomposte dichiarazioni di "Chioma Bianca", il noto magistrato che volteggia disinvoltamente tra procure generali e procure della Repubblica, università e conferenze, spiegando come un senatore a vita e grande uomo di governo fosse un mafioso. A prescindere, ovviamente, dal fatto che Andreotti sia stato assolto dal reato, che non si può abolire perché non previsto dalla legge ma da una sentenza della Suprema Corte di Cassazione. In questo, Caselli è in parte giustificato, a dire il vero, dalla pavidità, al limite della viltà e della paura, manifestata dai "Supremi Giudici" nel trovarsi costretti ad assolvere l'uomo politico con una formula equivoca per non inimicarsi i magistrati palermitani: tra l'altro, sempre contro Andreotti, in modo infame e con una assoluta mascalzonata, alcuni aspiranti magistrati, ora solo modestissimi registi, si sono accaniti con un film la cui visione mi ha fatto venire vampate d'ira e conati di vomito.
Tutto questo, dicevo, non stupisce. Ma perché il Governo non ha il coraggio di proporre una riforma dell'ordinamento giudiziario e del reclutamento dei magistrati, nonché delle intercettazioni, che consista soltanto in una legge di delega che fissi i principi e i criteri direttivi con un semplice rinvio a quelli cui sono ispirati gli analoghi istituti dei Paesi dell'Unione Europea di tradizione di diritto "continentale"?
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