Una vedova saudita, sei anni dopo la morte del marito, partorisce un figlio. Non essendo sposata, la donna ha «portato avanti una gravidanza illegittima»: per la Sharia islamica si tratta di adulterio. E per questo il tribunale di Hail in Arabia Saudita l'ha condannata a morte per lapidazione.
La donna, oltre al figlio illegittimo, lascia altri tre figli minori avuti dal defunto marito.
Nessuna delle tante associazioni che di solito scalpitano contro la pena di morte, per la tutela dei minori, per il sesso libero, per l'emancipazione della donna, ecc ecc, nessuna di queste organizzazioni, dicevo, muove un dito.
La cosa più assurda è che persino la donna ha deciso di non presentare ricorso e di riconoscere il peccato, perché desidera «purificarsi l’anima e conquistare il paradiso».
E poi all'Onu qualcuno parla del razzismo dell'Italia?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento