Già ebbi modo di scrivere di Firenze per quanto riguarda il riconoscimento del gettone di presenza, che è e rimane uno scandalo oltre che uno sperpero dei soldi pubblici.
Ora L'Espresso riporta un altro tassello. La Firenze degli scandali offre nuovi tasselli di perplessità. Piccole tessere, forse, che compoiono un mosaico carico di interrogativi sulla gestione della metropoli. L'ultima scoperta riguarda le buonuscite d'oro della Ataf, la municipalizzata dei trasporti: cinque manager si sono portati via un ricco extra, in tutto un milione di euro. Un bel regalo, confezionato con soldi pubblici. La Guardia di Finanza è entrata in azione dopo un esposto dei Cobas e una polemica sollevata a Palazzo Vecchio dal capogruppo del Ps. L'Ataf infatti è un corsorzio di nove municipi, ma il Comune di Firenze ovviamente è di fatto l'azionista più importante. E mentre l'opposizione si è rivolta al sindaco Leonardo Domenici chiedendo spiegazioni, gli investigatori hanno rifatto i calcoli e hanno presentato denuncia alla magistratura contabile. Secondo le Fiamme Gialle, la responsabilità per quei doni che valgono un milione è dell'assessore fiorentino Tea Albini, del presidente e di uno dei membri del Cda ed 'ex sindaco della confinante Campi Bisenzio: gli viene contestato di non avere esercitato il dovere di controllo sulle elargizioni. Solo nel caso del direttore generale Sassoli, sostituito con l'ex top manager della Trambus capitolina, l'azienda fiorentina ha rischiato di dovere regalare tre anni di stipendio: più di mezzo milione, solo per essersi scordata di dargli il preavviso.
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