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domenica 21 febbraio 2010

Via La Divina Commedia: non è politically correct

Riporto una petizione inviata dall’Arre (Associazione per il rispetto di tutte le religioni e la convivenza pacifica delle etnie culturali) al Ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini che riguarda l’insegnamento della Divina Commedia nelle nostre scuole.


Ill.mo Signor Ministro,
un numero crescente di cittadini italiani di religione islamica, insieme all’Associazione tosco-emiliana per la difesa delle tradizioni cittadine e alla Federazione Gruppi Gay Riuniti, chiede di espungere la ‘Divina Commedia’ – un poema, oltretutto, scritto in una lingua non più comprensibile dalle nuove generazioni – dai programmi d’insegnamento di ogni ordine di scuole. Quello che si ritiene, a torto, il capolavoro della letteratura italiana, infatti, contiene centinaia, se non migliaia, di versi che violano ogni political correctness, offendono gravemente non poche minoranze di cittadini, legittimano pesanti discriminazioni nei confronti dei diversi, rappresentano una intollerabile violazione dei ‘diritti soggettivi’ vanificati dal mancato rispetto della dignità delle persone.

La petizione si dilunga poi ad elencare i versi che "discriminano e offendono", tra cui viene evidenziato il dileggio nei confronti del Profeta dell’Islam, viene teorizzato che alcuni versi ispirarono le leggi razziali di Mussolini e viene evidenziato che altri versi offendono anche la religione cristiana e altri ancora istigano alla violenza e allo stragismo.
La petizione riporta poi che altre Associazioni, (l’Associazione ‘Giordano Bruno’, l’Istituto Bruno Leoni, il Gruppo Amici di Margherita Hack) hanno inoltrato analoga richiesta di depennare l’opera dantesca dai programmi scolastici, accusando Dante di antiscientismo (e che è?) e antimoderrnismo.
La petizione conclude:
I punti discutibili e pericolosi della ‘Divina Commedia’, da noi messi in evidenza, sono talmente gravi da indurci non solo a far pervenire alla S.V. la nostra istanza di cancellarla dall’insegnamento, medio, liceale e universitario, ma a fondare il Movimento antidantesco, con sezioni in ogni provincia della penisola, allo scopo di sensibilizzare il paese a un problema che ormai si protrae da troppo tempo.

Ormai io non mi stupisco più di niente, neppure del fatto che oggi in mano alla Procura di Milano (ma non hanno proprio nulla da fare?) ci sono alcuni versi del Canto XXXIII perchè i magistrati devono accertare se la declamazione di tali versi in pubblico, scuole o piazze possa configurare il reato di istigazione a delinquere, aggravato dallo stragismo.
Ecco i versi incriminati
«Ahi Pisa, vituperio de le genti/del bel paese là dove 'l sì suona,/poi che i vicini a te punir son lenti,/muovasi la Capraia e la Gorgona,/e faccian siepe ad Arno in su la foce,/sì ch'elli annieghi in te ogni persona!»

E cosa succederebbe se la Procura di Milano accogliesse l'istanza? Addio Divina Commedia.
Ma se quegli antichi versi rappresentano istigazione alla violenza, perchè si è permesso e si permette ancora di cantare: "Avanti popolo/alla riscossa/bandiera rossa/bandiera rossa". Ops, dimenticavo che questo è invece un canto patriottico, al pari di "stringiamci a coorte/siam pronti alla morte/siam pronti alla morte/l'Italia chiamò/si".

5 commenti:

Anonimo ha detto...

E' uno scherzo vero? non è possibile che qualcuno abbia solo pensato una cosa simile. Invece il Corano non offende nessuno, vero? è politicamente corretto.
Poveri noi, ma in che paese viviamo!!
Susi

nico ha detto...

No, cara Susi, no è uno scherzo.
Ecco il link:
http://www.loccidentale.it/articolo/petizione+al+ministro+gelmini+sulla+lettura+di+dante+a+scuola.0086640
ciao

Claudio ha detto...

PAZZESCO!!! Questa gente non ha un caxxxo da fare!!!

minnanon ha detto...

peggio, sono solo dei poveracci animati da senso di rivalsa.

Anonimo ha detto...

imparato molto