Bersani cambia idea.
Sul caso Bertolaso, il Pd poteva scegliere tra due posizioni, entrambe legittime: chiedere o non chiedere le dimissioni di Bertolaso.
Ebbene, la linea del Pd è stata chiara: niente dimissioni.
Bersani è stato chiarissimo: “Io non chiedo le dimissioni di Bertolaso”.
E non solo, nel PD si sprecavano gli attestati di stima al sottosegretario. Sentite Parisi: “Ho stima per le qualità dell’uomo che ho personalmente sperimentato”. Il responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando: “Non chiediamo le dimissioni per un motivo di correttezza istituzionale. Bertolaso ha avuto solo un avviso di garanzia e l’indagine è agli inizi”. Sentite Gentiloni: “Non voglio credere che Guido sia coinvolto” (proprio così: “Guido”). Mica è finita. Ecco Realacci: “il nostro sistema di protezione civile è uno dei migliori al mondo, e questo grazie a chi ci lavora da tempo, come Bertolaso”.
Chiaro? Beh, sì. Ma oggi è cambiato tutto.
Dice Bersani: "Bertolaso dimettiti o ti dimettiamo".
Mi chiedo chi detti l’agenda politica dell’opposizione: la politica o la magistratura. Me lo chiedo seriamente, perché altrimenti non si spiega la recente insistenza di Bersani nel chiedere le dimissioni di Bertolaso dinanzi a un fatto giudiziario che finora ha dimostrato davvero ben poco in ordine alle presunte responsabilità del capo della protezione civile alla luce delle accuse che gli vengono mosse. E me lo chiedo perché Bersani da quando è stato eletto, è parso un leader davvero piccolo piccolo, stritolato com’è dal dipietrismo e da un’opposizione interna che non gli da tregua. Se (de)merito ha quest’uomo, è certo quello di aver fatto diventare il PD un cespuglio del partito giustizialista.
Ma i consensi – caro Bersani – si ottengono con i fatti e con prese di posizione decise che cercano di interpretare la volontà della gente, e non la volontà della casta.
E invece questa insistenza per le dimissioni di un uomo che ha gestito la Protezione Civile in modo così egregio ed efficiente, è un plateale (l’ennesimo) pugno sugli occhi e sui sentimenti degli italiani, soprattutto di coloro che con l’istituzione governativa hanno avuto diretto contatto per piacere o per forza e che in essa hanno trovato conforto e aiuto.
On. Bersani, non si può far decidere a un pm chi deve guidare la Protezione Civile; non si può far decidere a un GIP se Bertolaso è idoneo o meritevole di gestire questa importante istituzione. A maggior ragione se non c’è un processo e una sentenza d-e-f-i-n-i-t-i-v-a che accerti le sue responsabilità soggettive od oggettive.
O dobbiamo ammettere che in Italia vige il principio del giustizialismo: una persona è colpevole fino a sentenza definitiva che ne accerti l’innocenza. Questo non è il diritto ed è l'opposto di quanto sancito dalla Carta costituzionale, che la sinistra tanto sbandiera solo quando fa comodo.
Riporto e condivido le parole che ha usato Bertolaso per rispondere a Bersani: “In questa richiesta c'è molta irresponsabilità. Io non sono a capo dell'Ente del Turismo o dei musei nazionali. Dirigo la Protezione civile. E secondo lei, per far piacere a Bersani, possiamo lasciare il Paese senza il numero uno dell'emergenza così, da un giorno all'altro? Se stanotte, domani, accade un terremoto o una tragedia chi interviene a guidare i soccorsi? Lui? Non credo”
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1 commento:
Beccamorti della giustizia da sagra,come in ogni dittatura sarebbe ora di tagliar qualche testa in toga.Non ho voglia di far tanti discorsi e tirarla per le lunghe tante ne han combinate.Mi vien la nausea di questa casta che non paga mai e che fa solo politica.
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