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sabato 27 febbraio 2010

Razzismo culturale

Sta capitando che, dopo il battibecco ad Annozero che ha visto protagonisti Travaglio e Porro, ovvero dopo che Porro si è permesso di dire a Travaglio: «Sarà capitato anche a te di frequentare persone che non si sarebbe dovuto frequentare», sul Fatto Quotidiano sono apparsi tanti articoli in cui Porro viene appellato «fascistoide», un «poveraccio», «un liberale del cavolo», «un trombettiere», che «sguazza nella merda», «fa il frocio con il culo degli altri» e che a fine trasmissione va da «Berlusconi a ritirare la paghetta».
In pratica in questi articoli viene considerato privo di serietà chiunque non la pensa al modo dei soci del club Travaglio-Santoro e , udite udite, viene chiesto a Santoro di fare pulizia nelle liste degli ospiti.

Caspita.
Siamo di fronte al razzismo culturale: ogni giornalista la cui opinione diverga dalla sua non può partecipare al programma televisivo in cui lui è e deve imanere il reuccio e la sua opinione non può essere espressa. Lui è per il pensiero unico, il suo.
Una notizia dell'ultim'ora riporta che la richiesta di Travaglio non è stata accolta da Santoro.

Su questo argomento mi sono espresso tante volte e sono d'accordo con Feltri: a certe trasmissioni televisive non bisogna partecipare. Io per il vero, aggiungerei anche "Porta a porta","Ballarò", "Matrix","L'Infedele", "Parla con me" etc, in modo che questi conduttori, con fama e prebende immeritate , dibattano tra di loro.
Goethe diceva che è pericoloso parlare con un idiota , perchè chi vede o ascolta a volte non distingue il vero idiota dall'imprudente che ci colloquia.
Un'altra cosa: partecipare a queste trasmissioni crea solo la premessa perchè avvengano cose che alimentano pubblicità gratuita alla trasmissione; sai gli ascolti come scenderebbero.

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