Di Girolamo, senatore in quota PdL è il destinatario di un mandato di arresto perchè alcune intercettazioni telefoniche direbbero che, lui, la ndrangheta, le elezioni, tanti soldi, riciclaggio, ecc. Di Girolamo fa una conferenza stampa e dice di essere estraneo ai fatti a lui contestati e di non aver mai avuto rapporti con la ndrangheta.
Dall'altr aparte, al solito, tutte le carte processuali, che dovrebbero essere secretate per legge, stanno su tutti i giornali.
Siccome Di Girolamo è senatore, sull'arresto deve esprimersi Palazzo Madama (e lo farà giovedì).
Fini, intervistato sul caso, dichiara: se io fossi senatore voterei per l'arresto.
Delle due l'una: o Fini non ha creduto a quanto ha detto Di Girolamo nella conferenza stampa, oppure ritiene che è meglio, per la dignità della persona, che un processo lo prosciolga senza dubbi.
Ora esce fuori che nelle intercettazioni si fa anche il nome di Fini e lui cosa dice? Lui si limita a smentire decisamente di aver mai chiamato il senatore imputato nell'inchiesta per riciclaggio.
Siamo al dunque: caro Fini, perchè dovremo credere a quello che TU dici e non credere a ciò che dice Di Girolamo?
Anzi, diciamola meglio: io credo che sia meglio fugare tutti i dubbi su Di Girolamo tramite un processo e, coerentemente, che si faccia altrettanta chiarezza sul tuo nome, per il tuo buon nome. Non te ne puoi uscire con la stessa dichiarazaione di innocenza di Di Girolamo e pretendere di essere creduto.
E qui siamo al problema italiano: i processi, tre gradi, durano un'eternità e, alla fine non fanno giustizia. Io proporrei una legge semplice semplice: un processo che coinvolge i politici va espletato per direttissima, così si capisce subito subito se il truffatore è il parlamentare o il magistrato. Altro che processo breve.
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