Adesso tutti i nemici di Silvio Berlusconi si affannano a dichiarare che la pretesa del Cavaliere di far sciogliere dal Capo dello Stato solo l’assemblea di Montecitorio sia una delle tante e solite scivolate verbali del Premier. E tutti si affannano a tirare in ballo i pareri dei costituzionalisti che bocciano l’ipotesi berlusconiana ed il gelo formale con cui il Colle ha accolto la trovata.
Quasi nessuno ha capito, o finge di non capire il significato politico della mossa del Cavaliere. Berlusconi, infatti, sa bene che l’eventualità di vedere sciolta solo la Camera è inesistente. Ma sa ancora meglio che se la crisi si apre con un voto di fiducia a favore del governo dell’Assemblea di Palazzo Madama seguito da un voto di sfiducia dell’Assemblea di Montecitorio, il ricorso alle elezioni anticipate non solo è sicuro ma diventa assolutamente obbligatorio.
Perchè non sarà possibile nessun governo tecnico senza la maggioranza al senato.
A meno che, ovviamente, la prospettiva certa del voto a marzo non favorisca una qualche ricomposizione del vecchio centro destra attorno all’ipotesi di una crisi lampo pilotata verso la formazione di un Berlusconi bis.
Questa volta, allora, la mossa del Cavaliere non è una scivolata verbale ma una seria iniziativa politica.
Che non ha solo come effetto quello di sgomberare il tavolo della crisi dalle ipotesi dei governi tecnici o d’emergenza perseguite fino ad ora dai vari Fini, Casini, Rutelli e Bersani, ma anche quello di dimostrare di aver riconquistato la capacità d’iniziativa politica e di essere in grado di mettere all’angolo tutti i suoi nemici vecchi e nuovi.
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