Saviano ci insegna che l'emergenza spazzatura a Napoli è nata 16 anni fa (data che coincide con la discesa in campo di Berlsconi), ma leggendo alcuni articoli degli anni '80 (trent'annni fa) si vede che il problema igienico-sanitario, nella nostra città, sia tutt'altro che storia recente.
Flash numero 1: «La mancata consegna dei sacchetti per la raccolta della spazzatura sta causando notevoli disagi tra la cittadinanza. Molti abitanti sono costretti a gettare i rifiuti nelle strade, avvolti in carta straccia. E ciò con grave pericolo per l'igiene pubblica. Stamani, alcune strade del quartiere Chiaia - tra i più noti ed eleganti della città - sono apparsi imbrattati di cumuli di spazzatura in ogni angolo».
Flash numero 2: «Tonnellate di rifiuti solidi urbani sono rimasti abbandonati nelle strade, in seguito all'astensione dal lavoro degli addetti all'autoparco di via Gianturco. La mancata uscita degli autocarri, la notte scorsa, ha provocato in mattinata grave disagio agli abitanti del centro storico, di quelli della zona nord e della parte orientale della città. A Secondigliano, a Marianella i cumuli di rifiuti hanno raggiunto in alcuni casi il metro d'altezza. L'autoparco di via Gianturco è dotato di oltre 100 autocarri che compiono il servizio di raccolta su un'area molto vasta in serata sono aumentati i disagi perché – anche in occasione della festività di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali – è stato appiccato il fuoco a numerosi contenitori per immondizia sulle strade cittadine e periferiche. Le fiamme, che in alcuni casi hanno raggiunto notevole altezza, hanno causato situazioni di pericolo. In una strada della periferia, i vigili del fuoco sono stati contrastati nella loro opera da gruppi di scalmanati che hanno preso a sassate, danneggiandole, alcune autobotti. La polizia ha fermato alcune persone, che ha poi rilasciato. Per la situazione venutasi a creare in città per le tonnellate di rifiuti solidi sulle strade in molti hanno telefonato ai giornali e ad altri organi di stampa e alle televisioni, chiedendo, come per il traffico, l'intervento del prefetto».
Flash numero 3: «Anche oggi la rimozione dei rifiuti a Napoli procede a rilento a causa dell'alto numero di automezzi, circa duecento, fermi per guasti meccanici. I contenitori, posti in tutte le strade di Napoli, sono ancora per la maggior parte pieni di spazzatura».
Sembra la descrizione della città oggi, o una settimana fa. Al più, potrebbe sembrare la descrizione della città di sedici anni fa, quando è esplosa l'emergenza immondizia a Napoli, come dice Saviano, in realtà, si tratta di tre stralci di altrettanti articoli, pubblicati dai quotidiani partenopei, rispettivamente il 19 febbraio 1981, il 17 gennaio 1982 e il 4 marzo 1984.
Ieri come oggi, nulla è cambiato.
Dunque, questo che cosa significa?
Che l'affaire rifiuti ha radice antiche e profonde.
Come mai questi articoli non esistono e non sono mai esistiti per nessun'altra città italiana?
Se in Campania siamo arrivati a coprirci di spazzatura e di vergogna, davanti al mondo intero, è perché chi doveva controllare, chi doveva programmare, chi doveva gestire, chi doveva assicurare la funzionalità dei meccanismi non l'ha fatto. Per dolo, o per colpa.
In questa non-gestione, poi, è arrivata la camorra. Non in maniera subdola, ma è scesa a patti con l'amministrazione pubblica.
Certo, fa bene Saviano a parlare dell'ecomafia casertana davanti a milioni di telespettatori e nei suoi splendidi reportage su la Repubblica e L'Espresso, ma la contaminazione tra verità storica e giudiziaria e fascinazione letteraria, in una materia così delicata, con tutti i risvolti di ordine pubblico e sicurezza che ne derivano, rischia di generare atmosfere immaginifiche che non hanno alcuna aderenza con la realtà.
Una trasmissione a senso unico, senza che nessuno possa dire e dimostrare che si sta dicendo una BUGIA, è sicuramente un ottimo servizio pubblico.
E la realtà si mischia alla fantasia; Penso, ad esempio, a quando lo scrittore cita - e lo fa con una certa frequenza - la leggenda che vorrebbe la carcassa di una balena sepolta nella discarica di Pianura, un quartiere della periferia di Napoli.
Lui la mostra come una "leggenda" con toni molto suggestivi, come se fossero stati i camorristi a seppellire la balena. E la gente sio chiede: se io camorristi sono riusciti a seppellire addirittura una balena, cos'altro nasconde la zona di Pianura?
La verità invece è che la balena c'è davvero, non è una favola, e non c'entrano i camorristi. Non è una leggenda, né un racconto passato di bocca in bocca tra gli abitanti del quartiere. Il cetaceo - le carte dicono lungo 7 metri e pesante otto tonnellate, arenatosi al largo dell'isola di Ischia - viene interrato nel sito perché l'operazione la autorizzò l'allora assessore comunale alla Sanità, Giuseppe Scalera. L'ordinanza municipale è del 17 luglio 1989. E, a quell'epoca, questa soluzione la condivisero Comune, Regione e Prefettura. La domanda, allora è: perché c'è una balena nella discarica?
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