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martedì 30 novembre 2010

Chiudiamola qui

Non mi è più chiaro se esiste una maggioranza al governo oppure se la minoranza è veramente tale. Troppe volte il governo sta andando sotto nelle votazioni.
La sola cosa certa è il declino occupazionale ed economico che non si arresta.
Ma, ad oggi, non si conosce ancora una proposta da parte del governo che sia globale e coerente per lo sviluppo economico ed occupazionale.
Le minoranze poi, invece che esporre le loro soluzioni, continuano con la cantilena “Berlusconi se ne deve andare” e molti media, da troppo tempo, amplificano queste stucchevoli esternazioni. Da sempre lo dice Di Pietro, da un pò lo dice Bersani, da ieri lo dicono Casini e Fini. Ognuno per il proprio tornaconto, ma nessuno che ci dica cosa vuole fare per lo sviluppo.
Recentemente anche Draghi ha proposto la sua ricetta: "normalizzare i precari della pubblica amministrazione", senza specificare con quali soldi, dimenticando o fingendo di dimenticare che l'Italia avrà l'obbligo dall'europa di stringere ancor più la cinghia per scendere il debito pubblico dall'attuale 120% all'80% del pil. (si tratterà di una manovrina da 45 miliardi di euro).

Quindi l’attuale maggioranza (se c'è ancora) ha il dovere di fare il suo compito e non deve cincischiare su provvedimenti che possano far sospettare di non lavorare per l’intera nazione. Così come deve accelerare al massimo la definizione di un progetto di sviluppo economico, inevitabilmente basato sull’incremento della produttività del sistema Paese, con un forte arretramento delle competenze dello Stato e delle eccessive tassazioni per mantenerlo .
Le minoranze decidano cosa vogliono, e possono, fare. Risparmiandoci tutti i teatrini quotidiani dei vari “esternatori”.
Ma sia il governo che la minoranza pensano ad altro; mò ci mancava pure wikileaks come arma di distrazione di massa.

Se qualcuno crede utile che Berlusconi cessi, le regole dicono che si pone una mozione di sfiducia, se si hanno i numeri e, qualora questo Governo venga fatto cadere, si ha il dovere di andare a votare. Ma, ad eccezione del PDL e della Lega, tutti dicono: “Certo è che se si dovrà andare al voto, lo si dovrà fare con una legge elettorale diversa dalla “porcata” in vigore”.
Certo, perché certo?
Perchè si deve impedire a Berlusconi di vincere, eliminando il premio di maggioranza, e si deve dare la possibiltà di esistere a Fli, Api, Mpa, Abc, def, ghi, e a tutti i microgruppi che vorranno costituirsi.
Per farlo sarebbe comunque necessario il ribaltone (costituzionalmente lecito) e poi significherebbe con tutta probabilità tornare ai governi che si fanno in Parlamento, dopo il voto, perchè nessuno può vincere. Prima Repubblica? Meglio il Porcellum.
Ma cosa c'entra questo argomento con il declino occupazionale ed economico? Esattamente NULLA? Anzi, se ci argomentiamo attorno, vediamo che si realizzerebbe l'esatto opposto di quanto necessiterebbe: altro che ridurre il peso dello Stato e la conseguente pressione fiscale.
Se si sfiducia Berlusconi, le prospettive sono l’esatto opposto.
Un governo tecnico per la legge elettorale? Il PD ha già detto che il presunto governo tecnico dovrà alzare le tasse e intervenire in campo economico: più tasse e più intervento dello stato nell’economia, con la interessante variante che recita: più tasse ai cittadini e meno a confindustria. E la legge elettorale? Cambiarla come? Alcuni dicono di voler dare la possibilità di scelta agli elettori sul candidato. Bocchino e gli ultras finiani invece dicono di voler tornare al proporzionale senza premio di maggioranza. D'alema furbamente dà corda ai finiani su questo per far cadere il governo.
Ma poi? Davvero il PD ha l’interesse a togliere il premio di maggioranza? Io non credo proprio, perchè tornerebbe la sinistra radicale e il PD stesso perderebbe definitivamente la cosiddetta vocazione maggioritaria, per dirla alla Veltroni.
D'alema sta prendendo in giro una volta di più i polli di turno. Una volta caduto l’attuale esecutivo, col governo tecnico il PD si ritroverebbe ad avere in mano tutti gli assi. Il PD darebbe avvio alla riforma elettorale per non concluderla mai e nel frattempo governerebbe facendosi ubbidire dai vari Bocchino e Fini con la clava del ritorno anticipato alle urne.
Bello scenario davvero. Francamente piuttosto che avere una situazione di crisi gestita dal PD è meglio andare subito verso la bancarotta e chiuderla qui.

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