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sabato 20 novembre 2010

O Luchino vestito di nuovo

Il nascente terzo polo, quello di Fini, di Casini, Rutelli e chissà quanti altri, ha un problema: E' fermo ai box. Non carbura, non ha un'idea condivisa e soprattutto non ha un pilota.
Ha tre primedonne al vertice e nessun uomo in grado di metterle d'accordo. Tre dame un po' stagionate, ognuna delle quali vorrebbe primeggiare e nessuna delle quali ha intenzione di lasciare il posto alla rivale.
E allora?
Allora mi diverto ora a leggere sul Secolo (giornale vicino a Fini) paginate dedicate a Luca Cordero di Montezemolo, quello che era una volta il megapresidente di Fiat e Confindustria, il guru mediatico, il supermanager più pagato d'Italia, il Divo dell'Impresa, l'antipatico Luca Cordero, soldi e sorrisi, belle donne e auto di lusso.
Ebbene questo tipino ora è Luchino vestito di nuovo, con le scarpe che mamma gli fece, che non mutò mai da quel dì. Il Luchino delle origini. Il Luchino laziale, come laziale fu e forse ancora è Fini. «Un po'missino», come Fini era e non è più. Un Luchino legato alla sua fabbrica, come i lettori del Secolo erano legati, e forse ancora lo sono, alla Patria. Legato alle sue donne e ai suoi uomini, agli operai, «a quegli artisti che considera la più bella famiglia del mondo».

Ma quant'è bravo il Secolo, nel suo ritratto del Luchino di oggi c'è la Patria, c'è la Famiglia, c'è l'Italia.

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