Il Corriere della Sera si interroga e cerca di capire come mai l'università italiana, agli ultimi posti tra le università del mondo (la prima italiana è la Sapienza di Roma al 146° posto), sforni un così alto numero di "geni" che si laureano in tempi da record, molto prima della durata statutaria dei corsi.
L'argomento viene sviscerato da Rizzo e Stella (gli autori de La Casta) ed innanzitutto osservano che quasi la metà dei geni (il 46%) esce da due sole Università: quella di Siena (494ª nella classifica planetaria) e la «Gabriele D'Annunzio» di Chieti e Pescara, che non figura neppure tra le prime 500 del pianeta.
Tutto nasce alla fine degli anni Novanta, quando il ministro Luigi Berlinguer, adeguando le norme a quelle europee, aveva introdotto la laurea triennale. Laurea alla portata di chi, avendo accumulato anni d'esperienza nel proprio lavoro, poteva mettere a frutto questa sua professionalità grazie al riconoscimento di un certo numero di quei «crediti formativi» di cui dicevamo. Un'innovazione di per sé sensata.
Cosa è successo?
E' successo che gli atenei (che hanno l'autonomia gestionale), si sono lanciati in una pazza corsa ad accumulare più iscritti possibili per avere più rette possibili e chiedere al governo più finanziamenti possibili.
Ed allora si sono aperte le danze con la stipula di convenzioni con poliziotti, carabinieri, finanza, ordini professionali, associazioni, sindacati, vigili del fuoco, giornalisti.
Grazie a queste convenzioni, si "contrattavano" crediti formativi come quello ad esempio con i poliziotti (76 crediti riconosciuti agli agenti, 106 ai sovrintendenti e addirittura 127 agli ispettori) che volevano diventare dottori in «Mediazione culturale e cooperazione euromediterranea».
E' utile evidenziare che per la laurea triennale occorrono 148 crediti ed è ovvio che un ispettore (che parte da 127 all'iscrizione) ci impieghi solo pochi mesi o un sovraintendente ci impieghi al massimo un anno.
Rizzo e Stella, riferiscono che questo andazzo pazzesco fu interrotto solo nel maggio 2007 da Fabio Mussi («Mai più di 60 crediti: mai più!») quando ormai buona parte dei buoi era già scappata dalle stalle.
Ma perfino dopo quell'argine eretto da Mussi, c'è chi ha tirato diritto. Come la «Kore» di Enna che, nonostante il provvedimento mussiano prevedesse che il taglio dei crediti doveva essere applicato tassativamente dall'anno accademico 2006-2007, ha pubblicato sul suo sito internet il seguente avviso: «Si comunica che, a seguito della disposizione del ministro Mussi, l'Università di Enna ha deciso di procedere alla riformulazione delle convenzioni» ma «facendo salvi i diritti acquisiti da coloro che vi abbiano fatto esplicito riferimento, sia in sede di immatricolazione che in sede di iscrizione a corsi singoli, nell'ambito dell'anno accademico 2006-2007». Tiè.
Per completezza di informazione il diluvio di lauree sprint è avvenuto anche negli anni del governo berlusconiano 2001-2006.
Gli studenti non hanno mai protestato.
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1 commento:
Questa è informazione utile e corretta:-)
Un abbraccio
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