Di ritorno dalle vacanze a Denver Veltroni lancia una proposta: concedere il voto nelle elezioni amministrative agli immigrati che si trovano nel nostro paese da un certo numero di anni, anche se non dotati di cittadinanza italiana.
Veltroni dice che si tratta di persone che si trovano nel nostro paese da parecchio tempo, che abitano in una città e che quindi dovrebbero avere, anche la possibilità di indicare chi la debba governare; ed in questo modo, si favorisce l'integrazione.
Allo stato attuale, qualunque immigrato può tranquillamente votare ed essere eletto ad ogni carica pubblica (compresa la Presidenza della Repubblica) purché sia cittadino italiano e goda dei diritti civili e politici. Se davvero gli immigrati desiderano entrare nei consessi amministrativi del Belpaese, allora, non devono far altro che seguire il normale iter burocratico ed acquisire la cittadinanza italiana.
La subordinazione dell'elettorato all'acquisizione della cittadinanza, a mio parere, è indice di effettiva integrazione perché lascia intendere che l'immigrato provi un effettivo senso di appartenenza alla comunità, al punto da voler lasciare il vecchio passaporto e sentirsi parte di quella Nazione.
La proposta di Veltroni non ha nè capo nè coda; così com'è stata formulata non passerebbe mai, e Veltroni lo sa.
E allora? Per me è solo un'uscita buonista, fatta per farsi bello ben sapendo che mai potrebbe essere realizzata (una proposta da opposizione).
Ma Fini gli rompe le uova nel paniere e si dice d'accordo; tanto anche lui sa che non se ne farà nulla. Infatti l'unico modo per accelerare il voto agli immigrati è solo quello di ridurre il tempo necessario per chiedere la cittadinanza.
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1 commento:
Se il Governo di centrodestra si azzardasse a pensare di ridurre i tempi per ottenere la cittadinanza italiana invece di essere ancora più severi (tipo giuramento sulla costituzione, conoscenza almeno elementare della lingua italiana...)penso che perderebbe in un attimo il 40% dei voti.
Claudio
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