Dopo la soluzione dell'Alitalia e quella della spazzatura campana e quella della immigrazione clandestina, non si potrà più perdere tempo.
Le fonti rinnovabili sono il migliore dei mondi possibili ma da sole non bastano neppure nelle nazioni energeticamente più progredite. In attesa dell'idrogeno pulito, se mai arriverà, non c'è altra strada che il nucleare. Lo hanno detto ad alta voce in campagna elettorale sia il PdL che il Pd. Gli unici oppositori a questa politica sono rimasti fuori dal Parlamento. Quindi la strada è spianata.
Nonostante tutto questo però, all'orizzonte si incomincia a intravedere una soluzione "all'italiana". La sindrome "non nel mio cortile" e il conseguente rischio di sollevazioni da parte delle popolazioni, sta facendo pensare a una soluzione più morbida. Sì al ritorno del nucleare, ma non in Italia. Sembrerebbe un paradosso ma invece è proprio così.
Il Pdl non prevede di avere vita facile a piazzare le prime centrali in Italia. Già sarà un rischio la riapertura della Tav, Malpensa, il Mose, la base Usa di Vicenza. Per questo recentemente Tremonti si è lasciato sfuggire che il nucleare italiano si potrebbe fare in Albania e in Montenegro.
Io credo che il nucleare italiano vada fatto in Italia.
Per due ragioni. La prima è la solita, siamo circondati da centrali nucleari i cui potenziali danni ricadrebbero su di noi e nuove centrali a poche decine di chilometri non cambiano le cose.
La seconda poi, è che Albania e Montenegro sono ancora paesi fortemente instabili. E per questo non si avrebbero poi tante garanzie di controllare le loro centrali. E allora, se nucleare deve essere, che sia in Italia dove potremmo permetterci almeno il controllo e tempestività di intervento, senza armare altri paesi.
Antonio Calitri
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2 commenti:
Perche non:)
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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