Era il 20 luglio 2007 quando il giudice per le indagini preliminari di Milano Clementina Forleo, che stava indagando sul presunto tentativo di acquisizione della Banca Nazionale del Lavoro, chiese al Parlamento italiano la revoca dell'immunità parlamentare per Massimo D'Alema per poter utilizzare nel processo penale le intercettazioni delle conversazioni telefoniche di utenti legalmente intercettati nelle quali compare la voce di Massimo D'Alema e si facevanoo i nomi di Fassino, Cicu, La Torre e Comincioli.
La Forleo si spinse oltre, perchè nella richiesta scrisse che le intercettazioni dovevano essere usate non soltanto come prova contro gli imprenditori inquisiti ma anche come materiale indiziario per poter inquisire alcuni degli stessi parlamentari che, "appaiono [...] consapevoli complici di un disegno criminoso".
Sappiamo tutti come andò a finire: Il Parlamento italiano (con Prodi Presidente del Consiglio e Bertinotti Presidente della Camera) decise di rinviare a Strasburgo la richiesta relativa a D'Alema visto che all'epoca dei fatti contestati l'esponente degli allora Ds era europarlamentare.
Il 18 novembre 2008 il Parlamento Europeo negò la revoca dell'immunità parlamentare.
In pratica D'Alema si beccò l'immunità.
Riassumo brevemente i fatti.
Nell’estate 2005, il mondo finanziario era in fermento perché due banche – l’Antonveneta e la Bnl - erano sotto scalata surrettizia. Ovvero, c’era gente che comprava d’accordo le azioni in Borsa senza però che nessuno superasse la soglia del 30% del capitale, quella oltre la quale è obbligatorio lanciare un’offerta pubblica di acquisto su tutte le azioni delle due aziende di credito. D’Alema intanto parlava al telefono con i protagonisti della scalata (tra cui l’ad di Unipol Giovanni Consorte), così come sul tema-Bnl diceva che uno di quelli che doveva vendere le sue azioni – Vito Bonsignore, europarlamentare Udc - era interessato a una “contropartita su un tavolo politico“.
Fassino faceva più o meno la stessa cosa, e l’amministratore delegato di Unipol lo informava che la compagnia di assicurazioni bolognese aveva il 51% delle azioni della banca, in concerto con altri (il che costituiva reato, visto che c’è una legge che obbliga, superata la soglia del 30%, all’Opa).
Nicola La Torre intanto faceva il bulletto al cellulare con Ricucci, promettendo favori e dando consigli su come muovere le carte.
Questi i fatti.
Clementina Forleo, in base all'immunità dovette archiviare tutto e limitarsi ad indagare sui personaggi non-parlamentari.
O meglio ha dovuto lasciare l'inchiesta perchè il 28 luglio 2008 il CSM trasferisce il giudice Forleo a Cremona (il csm ha ritenuto che le pubbliche dichiarazioni rese dall'interessata abbiano leso il decoro dell'ordine giudiziario e giustificassero il suo trasferimento in altra sede).
Perchè ricordo questo trascorso?
Perchè oggi il gup Luigi Varanelli, in merito all'inchiesta iniziata dalla Forleo, ha rinviato a giudizio l’ex presidente di Unipol, Giovanni Consorte, l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio e l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi Giampiero Fiorani. Con loro saranno processati numerosi altri imputati per aggiotaggio. L’udienza si terrà il prossimo primo febbraio davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale milanese.
Il processo andrà avanti ma... l'immunità parlamentare ha di fatto bloccato l'indagine sui rapporti tra mondo economico legato ai Ds e mondo della finanza intorno al tentativo di scalata a una grande banca.
Coloro che predicano la cancellazione del Lodo Alfano (che "rinvia" non "rende immune" le alte cariche dello Stato) e ripetono "la legge è uguale per tutti", in pratica si sono creato il loro paracadute personale.
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