La Mostra di Venezia è una Rassegna Cinematografica. E mai nome è stato più consono, perchè dobbiamo "rassegnarci": A Venezia danno sempre lo stesso film.
Può cambiare il mondo, può sparire la sinistra, possono mutare le forme di vita sul pianeta, ma in quel ridicolo carrozzone cinematografico; gli ingredienti sono sempre gli stessi: ombre rosse, diffuse sinistrerie, nostalgie sessantottine, antiamericanismo, anticapitalismo e antiberlusconismo.
Una volta c'era il Che, un’altra Castro, ora Chavez. Dittatori, o populisti, ma dalla parte giusta. Poi c'è Maselli che rimpiange il comunismo e celebra i centri sociali, Placido che rimpiange il '68, Tornatore che torna al comunismo paterno. Ma che noia. Ah, c'era anche la D'Addario, che da puttana (scusate se scrivo la verità) è stata promossa show-girl.
E' mai possibile che Venezia non riesca a trovare mai uno nel mondo che abbia una memoria diversa, una nostalgia diversa, un rimpianto bianco, nero o blu. No. C’è solo il rosso.
Ma perché non viene mai a nessuno in mente di raccontare, mandare in concorso e magari premiare, che so, la storia di una donna che decide di non abortire, di un ragazzo che abbandona lo squallore di un centro sociale, di abbandonare un villaggio gay, o un gruppo di spacciatori?
Come mai non è pensabile che un tema fuori dall’orizzonte ideologico di sinistra possa essere proiettato, discusso e premiato? Ma ancora peggio, è impensabile che possa essere scritto, prodotto e girato?
Ma c'è di più: Come mai alla Mostra c’è sempre un manifesto indignato da firmare? Per la libertà, contro la guerra e gli americani, contro la Chiesa, contro un tiranno vero o presunto, contro le leggi sul cinema, contro la libertà di stampa, per soliarietà con i precari.
Forse perchè in Italia c'è la dittatura che ce lo impone?
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1 commento:
E' la destra che non ha idee e forza per imporre i propri lavori culturali e lascia alla sinistra più becera il monopolio della "cultura".
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