Interpretare Antonio Di Pietro linguisticamente, è quasi complicato come interpretarlo politicamente. Ma, più che cercare di interpretarlo, è più corretto cercare di capirne l'essenza, sia di quel che dice, che di quel che fa. Appena ti sforzi di capire qualcosa ti accorgi che è solo un gran furbo.
La Stampa racconta della chiacchierata che Tonino ha tenuto alla fiera del libro di Torino, dove è stato ospite con Bertinotti.
Di Pietro inizia a sparare: "In assenza della sinistra, ci sto io. Basta, con questa sinistra acculturata, sofisticata, prezzemolata". (forse voleva dire prezzolata, o forse no).
"Fino a quando la sinistra si crogiola a chiedersi se io sono di sinistra o no mostra la sua faccia che tende a escludere chi non è acculturato come lei. Se non si cambia questa idea di sinistra diamo di sinistra un concetto... sinistro!". E ancora: "perché D’Alema non ha fatto il conflitto d’interessi? Tra un viaggio in barca e l’altro ci piace chiacchierare", fino a "Spero che le due sinistre si ritrovano sulla via di Damasco". "si sta producendo una nuova differenziazione di classe, da qui deriva una voglia di ricreare una lotta di classe", cioè un concetto che dovrebbe essere espresso da Bertinotti, lì presente.
Ma Di Pietro è furbo: la platea è di sinistra e lui fa, diventa, è la sinistra.
Ma la sinistra è sua alleata e questi discorsi non sottraggono voti ai suoi avversari; così Di Pietro toglie voti solo ai suoi alleati.
Lui è un furbastro e si conferma che l'obiettivo di queste elezioni non è una lotta tra PdL e PD, ma una verifica di quanti voti Di Pietro riuscirà a scucire all'alleato PD.
E' così chiaro.
(Veramente c'è anche un altro obiettivo: quantificare quanti voti il PD sottrasse a Rifondazione comunista con la storiella veltroniana del voto utile)
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