Li abbiamo attaccati, criticati, segnalati all’opinione pubblica. Ne abbiamo segnalato facilonerie, furberie, imboscamenti. Abbiamo seguito con estrema attenzione l’inchiesta giudiziaria sulle loro finte malattie, buone solo ad evitare turni di servizio all’incrocio. Li abbiamo fotografati in gruppi di tre, quattro, cinque, tutti insieme appassionatamente a sorseggiare caffè al bar anziché dirigere il traffico.
Adesso, però, siamo tutti con loro. Perché a Napoli la polizia municipale è cambiata. Anzi, sta cambiando.
Grazie a un comandante dai modi che saranno a volte indubbiamente discutibili, ma che ha deciso di mettere le mani in un verminaio dove nessuno fino ad oggi s’era azzardato a scavare. E grazie ai suoi ufficiali, ai suoi agenti, a quella maggioranza silenziosa che non protesta per un turno in più ma si rimbocca le maniche e via al lavoro.
Quel che è accaduto due giorni fa è episodio che, al di là della cronaca, segna una svolta nell’atteggiamento della polizia municipale. I vigili urbani fermano un ragazzino di dieci anni che guida uno scooter senza casco (e senza età) all’interno dell’isola pedonale di piazza Plebiscito e lo fanno salire in auto.
Tempo pochi secondi, e uno sciame di muschilli in sella ai motorini insegue la vettura della polizia municipale, la circonda, la prende a calci e pugni. Finisce con due vigili feriti. E i piccoli Renegade a nascondersi nel fortino dei Quartieri Spagnoli, non senza prima aggredire la nuora di uno degli agenti all’interno del suo negozio. Un caso così, in altri tempi, sarebbe finito qui. Con i feriti medicati al pronto soccorso, qualche intervento pubblico a difesa dei «valorosi agenti», tre o quattro editoriali su quanto sia invivibile la città.
Questa volta, invece, non è andata così. No, questa volta il comandante — Luigi Sementa, generale con un passato nei carabinieri — ha deciso di rispondere a muso duro. Ha radunato 150 uomini, ha messo sott’assedio i Quartieri Spagnoli, ha controllato 250 motociclisti, ha denunciato 50 titolari di negozi, ha multato qualcosa come 500 auto per divieto di sosta. Insomma, ha mostrato come lo Stato reagisce all’Antistato.
E guai se domani, dopo gli attestati di stima e le lodi sperticate dei commentatori di turno, la polizia municipale fosse lasciata sola nella guerra contro l’illegalità. Sarebbe grave e sbagliato. Perché quella sfida, se affidata a isolati e pochi volenterosi, sarebbe una battaglia persa in partenza.
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