Per uno come me, che legge di tutto, nulla fa più effetto, ma questa intervista a Gianni Melluso, il camorrista grande accusatore di Enzo Tortora, riportata dall'Espresso, è proprio "vergognosa".
La notizia non è che Melluso "scagioni" Tortora (lo aveva già fatto quindici anni fa, a Tortora morto e sepolto, e oltretutto non ce n'era bisogno, visto che a scagionarlo ci aveva pensato il Tribunale). La notizia non è che chieda perdono ai familiari del presentatore (anche questo lo aveva già fatto quindici anni fa, e già allora Anna, Gaia e Silvia Tortora avevano rispedito al coccodrillo le sue lacrime).
La novità è che, con ennesimo cambio di rotta, Melluso stavolta scagiona i magistrati del caso Tortora. Nel 1995 aveva chiamato in causa proprio loro: "Avevo capito che le mie parole facevano comodo ai magistrati", dichiarò al settimanale Visto. Oggi invece ci fa capire che quei togati erano in buonafede, e scrupolosi. Tutt'al più un po' tonti, e facili a cadere nelle trame dei camorristi Barra e Pandico. Insomma, tana libera tutti per la Procura di Napoli.
Così umani e così buoni, aggiungerei io, che dopo l'assoluzione di Tortora non si sognarono nemmeno di incriminare Melluso e gli altri per calunnia.
Chi scrive non è avvezzo ai retroscena e alle dietrologie, ma un paranoico direbbe forse che tutto questo ha a che fare con la vicenda del ddl intercettazioni. Chissà. Certo è che adesso, quando qualcuno userà il caso Tortora come esempio di massacro giudiziario (e giornalistico) si sentirà rispondere: "Ma come, se lo stesso Melluso ha detto che erano in buonafede...".
O qualcuno di buona volontà mi può dare un risposta a questa domanda: che senso ha l'intervista a Melluso che non aggiunge nulla a quanto tutti sanno, tranne il fatto che i maqgistrati sono tutti brava gente, e..... se lo dice lui.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento