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martedì 15 giugno 2010

Lo sfasciacarrozze

La Fiat non trova più vantaggioso mantenere gli stabilimenti in Italia, tant'è che esiste una fabbrica Fiat in Polonia ed una in Brasile, (nel 2011 chiuderà lo stabilimento siciliano di Termini Imerese). Questo perchè il costo del lavoro è circa la metà di quello italiano e perchè in quei Paesi esiste una differente organizzazione del lavoro, sempre nel rispetto dei diritti dei lavoratori e della loro dignità.
Questo non è il ragionamento solo della Fiat, perchè anche De Benedetti, Della Valle e tanti altri imprenditori italiani hanno chiuso in Italia ed aperto all'estero, anche in Albania.
E' la logica della multinazionale: investo dove mi rende di più.
In questo modo quasi tutte le fabbriche del meridione hanno chiuso i battenti o li stanno chiudendo. Solo nel casertano cito la 3M, la Olivetti, la Face Standard, l'Italtel, l'Indesit, la Siemens, la Coca Cola, la Montefibre, la Union Carbide, la Saint Gobain...
Questa realtà sta portando il meridione alla rovina, ed anche l'Italia che, nonostante i tanti tagli della manovra finanziaria, è costretta a pagare i tanti cassa-integrati peggiorando sempre più il proprio debito pubblico. E fa bene Napolitano a ricordare ogni giorno che il Meridione merita attenzione.
Ora succede che la Fiat, nel suo piano industriale di alleanza con la Crysler ha deciso di investire 20 dei 30 miliardi in Italia e di spostare la produzione della nuova Panda dalla Polonia a Pomigliano d'Arco, investendo qui 700 milioni di euro e portando la produzione da 36.000 unità/anno a 280.000. (mica briciole).
Cosa chiede? Pur mantenendo l'attualke livello salariale, chiede di applicare in Italia l'organizzazione del lavoro che applica regolarmente in Polonia, con il benestare dei sindacati locali.
E' un momento importante e attorno al tavolo delle trattative c'è la Fiat, c'è il governo, c'è la confindustria, ci sono "quattro" organizzazioni sindacali di categoria.
Tutti, tranne uno, hanno dato il proprio assenso perchè hanno capito che questa potrebbe essere la svolta per far tornare il meridione all'attenzione anche delle altre multinazionali, ma una organizzazione, la Fiom-CGIL, tramite la direzione nazionale fa sapere che esiste un contratto nazionale (quello in base al quale tutte le aziende hanno chiuso) e che la proposta della Fiat ha elementi di incostituzionalità. Loro hanno capito che la proposta in realtà è un ricatto.
Conclusione: Pomigliano farà la fine di Termini Imerese?
Giusto per ricordare, anche lì la Fiom giocò allo sfascio ed ora noi paghiamo la cig di quei lavoratori e di quelli dell'indotto ed il governo viene accusato di non saper trovare alternative occupazionali.
Ma siamo sicuri che questa organizzazione difende i lavoratori?

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