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giovedì 10 giugno 2010

Napolitano non guida la resistenza

La legge sulle intercettazioni, dopo l’approvazione di oggi in Senato con voto di fiducia e successivo passaggio alla Camera, se resterà immutata, arriverà sul tavolo del presidente della Repubblica per la promulgazione.
E’ già in corso una campagna assai vasta che punta a forzare la mano al Quirinale, cercando di imporre a Giorgio Napolitano un ruolo, quello di opposizione al progetto del governo e della maggioranza, che non gli compete e che, per la verità, si è sempre rifiutato di esercitare.

La legge sulle intercettazioni, ha soprattutto la funzione di garantire un diritto personale dei cittadini, la libertà e la segretezza delle comunicazioni private, sancito dall’articolo 15 della Costituzione.
Naturalmente si può pensare che questo diritto avrebbe potuto essere tutelato con norme diverse, ma resta il fatto che la prassi delle intercettazioni a valanga e della loro metodica propagazione giornalistica, viola quel diritto costituzionale.
Oggi leggo di una intercettazione tra una giornalista ed un pm di Trani e mi chiedo: chi ha autorizzato queste intercettazioni aveva le prove di un'ipotesi di reato? Certamente no. E allora perchè venivano intercettate le loro telefonate? Leggo ancora che è stato intercettato il Papa e anche Ilary Clinton. Assurdo. Quali erano le ipotesi di reato alla base delle intercettazioni?
Si tratta di un diritto individuale che trova dei limiti nelle esigenze di indagine, che però non possono essere invocate nei confronti di cittadini ai quali non viene imputato alcun reato.
Giulio Calvisi, deputato democratico è dell’idea che “se non hai niente da nascondere non hai niente da temere”: in pratica a lui non piace la nostra Costituzione.
Ma torniamo a Napolitano. Al capo dello stato spetta di verificare che una legge non presenti evidenti profili di illegittimità incostituzionale, non di esprimere un giudizio politico di merito.
Napolitano ha sempre dimostrato di saper esercitare il suo ruolo con scrupolosa imparzialità, il che fa pensare che anche questa volta resisterà a chi vorrebbe intrupparlo a una campagna politica di parte.
Se poi in qualche manifestazione giustizialista torneranno a farsi sentire i lazzi di qualche comico contro il Quirinale, reo di non guidare la “resistenza” contro il legittimo governo della Repubblica, pazienza.

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