E' VERO o NO che negli ultimi anni vi sia stato un ricorso eccessivo da parte dei sostituti procuratori alle intercettazioni telefoniche?
E' Vero o NO che le intercettazioni sono state usate non solo, come è giusto, come strumento per ricercare la prova di delitti particolarmente gravi e difficili da individuare ma anche come strumento per la ricerca della stessa notitia criminis in tal modo sovvertendo i principi dello stato di diritto?
E' VERO o NO che negli ultimi vent’anni abbiamo assistito ad un preoccupante trasferimento, dalle aule processuali ai giornali, della sede di somministrazione della giustizia?
E’ VERO o NO che i più importanti processi si sono celebrati sui giornali mentre erano ancora in corso le indagini preliminari?
E’ VERO o NO che spesso le intercettazioni pubblicate sulla stampa hanno riguardato persone nemmeno indagate e fatti privi di qualunque rilevo penale?
E' VERO o NO che molte condanne inflitte dalle pagine dei giornali sono state poi sovvertite dalle sentenza definitive emesse dai giudici?
E’ VERO o NO che la principale sanzione inflitta agli indagati, la condanna della pubblica opinione, non è risarcibile anche se interviene una sentenza di assoluzione?
E' VERO o NO che già oggi la condotta del giornalista che pubblica il testo di un’intercettazione coperta dal segreto istruttorio è penalmente rilevante (al pari di quella del magistrato, dell’agente di polizia giudiziaria o del cancelliere che passa al giornalista i testi)?
E' VERO e NO che in questi anni a fronte di centinaia di violazione del segreto istruttorio non vi sono casi di accertamento dei responsabili di tali condotte penalmente rilevanti?
Se la risposta a queste domande è (e non vedo come possa non esserlo) affermativa, allora non può essere negata non solo la legittimità ma anche l’opportunità di una disciplina che regoli modalità termini e condizioni per il ricorso a questo strumento di indagine. La regola è la riservatezza delle comunicazioni personali. L’eccezione è l’intercettazione delle stesse motivata da pressanti esigenze di ordine pubblico. La legge deve regolare la materia cercando di scongiurare il rischio che l’eccezione diventi regola e la regola eccezione.
Il diritto alla libera manifestazione e alla libertà di informare del pensiero non c’entra nulla. In questi casi non di manifestazione del pensiero si tratta. Non di libertà di informare. Ma di pretesa all’impunità a fronte di condotte illecite: illegittima intromissione nell’attività degli apparati dello Stato, devastazione della vita di cittadini prima ed indipendentemente dall’accertamento di loro responsabilità penali.
Ci dovremmo allora aspettare che vi sia un consenso unanime sulla necessità di un intervento legislativo in materia. Potremo dividerci sulle soluzioni puntuali legislative da approvare. Ma tutti dovremmo convenire sulla tematica di fondo e quindi dimettere i toni apocalittici cui stiamo assistendo.
E che così dovrebbe essere ce lo conferma un fatto chiarissimo ma che oggi in pochi richiamano.
Sul finire della scorsa legislatura la Camera dei deputati approvò un disegno di legge del Governo Prodi che interveniva esattamente sulla materia. E sul provvedimento si registrò l’unanimità(con soli quattro astenuti) e il voto favorevole di tutti i partiti dell’allora maggioranza (Italia dei valori e Rifondazione comunista inclusi) oltre che quelli dell’allora opposizione (Alleanza nazionale, Udc inclusi). In particolare il provvedimento fissava nuovi limiti per il ricorso allo strumento delle intercettazioni (ed in particolare un termine massimo per l’effettuazione delle medesime) e nuove e più severe sanzioni penali a carico fra l’altro dei giornalisti che pubblicavano consapevolmente intercettazioni coperte da segreto.
In realtà l’unica novità qualitativamente significativa del testo approvato dal Senato è la previsione di una responsabilità pecuniaria a carico degli editori dei giornali su cui vengano illegittimamente pubblicate le intercettazioni. Ma a ben vedere prevedere una responsabilità degli editori altro non è che un modo per rendere più effettivo il divieto di pubblicazioni, sanzionando chi trae un diretto vantaggio economico dalla violazione del divieto, e quindi, in ultima analisi, un modo di tutelare i giornalisti che altrimenti verrebbero individuati come gli unici responsabili delle degenerazioni alle quali assistiamo da anni.
Nonostante questi solidi argomenti, sono ormai mesi che assistiamo ad un’ignobile pantomima nella quale la fanno da padrona la demagogia parolaia, il giustizialismo militante e Fini(ssima) tattica politica. Ma in tal modo la classe dirigente del Paese abdica definitivamente alla propria funzione!
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7 commenti:
Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere...preferisco un mafioso o un assassino in galera e una telefonata intercettata in più se necessario,non si può piegare un paese agli interessi di una "cricca" al governo di pregiudicati,prescritti,inquisiti.
E' VERO O NO che oggi se non sei pregiudicato o in attesa di giudizio non puoi diventare Ministro del Governo Berlusconi?
E'VERO O NO che la maggioranza vara solo leggi ad personam di Berlusconi & C.con il ricatto del voto di fiducia?
E' VERO O NO che ......
ma dove vivi, caro collega blogger, sotto una campana? Non vedi che stiamo andando a rotoli e non si intravede la fine della discesa?
Ti saluto sperando che tu possa vedere la realtà anche da altri punti di vista e non solo da quello di chi sta bene e me ne compiaccio per te.
Cara Casaluce, io vivo in un Paese in cui le telefonate dei cittadini sono spiate più che se ci fosse il regime comunista della Corea del Nord, in cui le telefonate delle persone per bene sono spiate per vedere se per caso non siano tanto per bene, per procedimenti penali che non ci sono ma che si deve vedere se ci dovranno essere; in cui i telefoni delle persone già indicate dai pentiti come mafiosi e capi-mafia non sono intercettati per timore che le intercettazioni smentiscano i pentiti.
Un Paese dove si spiano le vallette e le ballerine per vedere se la loro carriera è condizionata da prestazioni sessuali, dove le trascrizioni delle telefonate intercettate, specie se di persone che non sono e non risultano essere dei criminali, finiscono prima nelle redazioni dei giornali che nei fascicoli del giudice competente.
x Casaluce.
A me questa legge non piace, e ti spiego il perchè:
Se nel nostro Paese è impossibile far rispettare la legge a chi dovrebbe osservarla nel disporre ed utilizzare (legittimamente) le intercettazioni, osservando, tra l’altro, il segreto circa il loro contenuto, è una vergognosa enormità che, per fare qualcosa, si vadano a colpire i “ricettatori” degli illeciti e non il pm che è tenuto al segreto istruttorio.
Si colpiranno (se si colpiranno) i giornalisti e gli editori. Non i magistrati, i cancellieri, i poliziotti e gli avvocati, che forniscono loro gustose “chicche” risultanti dalle intercettazioni.
Ti pare possibile che ancora ora, con la legge in approvazione, l'interrogatorio di bertolaso esce in tempo reale su due giornali?
Articolo ben costruito,scrittura scorrevole..idee chiare,nessuna ipocrisia di fondo competenza.
Le faccio i complimenti..lei come me è una rarità..in una blogsfera tendente al rosso!
Buon lavoro..my friend
grazie Gio,
i complimenti fanno sempre piacere.
la cosa più divertente è leggere il commento anonimo di qualcuno che dice che chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere. Però è anonimo. Manco si rendono conto della contraddizione di termini. Sono fantastici. L'idiozia elevata all'estrema potenza.
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