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sabato 3 ottobre 2009

Boh!

Ritengo che chi fa della legalità la propria bandiera dovrebbe rispettare le istituzioni dello Stato. Altrimenti viene meno la sua coerenza e la sua serietà.
Di chi sto parlando? Ovviamente di Di Pietro.
Dopo la "comparsata" con coppola e sigaro e dopo che un suo onorevole (Barbato?) ha accusato in aula parlamentare Berlusconi e tutta la sua maggioranza di essere dei mafiosi, Di Pietro usa la lupara e spara; questa volta nel mirino dell'ex pm c'è il Colle.
Prima della firma Di Pietro invita (o minaccia?) il Presidente a non firmare per "non essere anche lui complice dei mafiosi".
Poi, dopo la firma continua ad avercela col Colle: "Noi dell’Italia dei valori ci saremmo aspettati che almeno il capo dello Stato su una legge criminale che serve ai delinquenti per rendere profittevole i propri guadagni avesse fatto sentire la propria voce" e aggiunge: "È un gesto oggettivamente vile perchè rinuncia alle sue prerogative costituzionali".
Di Pietro continua a testa bassa anche se Napolitano, prima della firma aveva spiegato, con una nota, che lo scudo fiscale non è un amnistia e che nel decreto non c'è nulla di incostituzionale, come più volte ribadito dalla Consulta circa la non punibilità a seguito di autodenunce.
Ma, nonostante tutti i chiarimenti, Di Pietro continua la sua sceneggiata.
Uso il termine sceneggiata, perchè non posso pensare che Di Pietro pensi seriamente quello che dice. E' questione di coerenza, almeno con la sua professione di magistrato.
Ma con gli esempi di coerenza da parte di Di Pietro si possono scrivere romanzi e romanzi. L'ultimo è di oggi.
Su Repubblica TV stavo seguendo in diretta la manifestazione per la libertà di stampa. La piazza era piena, ma di giornalisti ce ne erano veramente molto pochi (tranne quelli di repubblica e dell'Unità).
Tra la gente chi scorgo? Di Pietro.
Guardo bene perchè credo sia un suo sosia, ma invece è proprio lui.
Incredibile... Ci vuole una bella faccia tosta, e lui ce l'ha!
Come fa a partecipare a questa manifestazione se lui è il politico che ha più di tutti querelato i giornalisti?
E se ne vanta in tutte le sedi.
Boh.

2 commenti:

nico ha detto...

Il successo delle ultime elezioni sarà un risultato effimero se non lo si sa gestire.
Ma Di Pietro quale manuale del politico ha letto?
Temo che abbia letto quello di Pannella.

luca ha detto...

Di Pietro non perde occasione per parlare in libertà; non è la prima volta che offende, ma ultimamente ha alzato il tiro e, senza ritegno , se la prende col Presidente Napolitano. Per precedenti trascorsi in magistratura, dovrebbe sapere che gli insulti che spesso rivolge al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Parlamento... vanno ben oltre l'offesa personale e si configurano come oltraggio o vilipendio, che in Italia sono reato, in quanto investono la figura istituzionale che essi rappresentano. Sarebbe ora che qualcuno glielo ricordasse nei modi e nelle sedi opportune.