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giovedì 18 giugno 2009

La faziosa intellighentia di sinistra


«È con legittimo orgoglio napoletano e meridionale che accogliamo la notizia delle quattro nomination per l’Oscar al film “Il Postino” di Massimo Troisi, che non smette di stupirci». Era il 13 febbraio 1996 e Bassolino, sindaco di Napoli, salutava così il riconoscimento postumo all’attore e regista napoletano.

Ma Troisi non era parte dell'apparato di consenso bassoliniano ed è bastato poco più di un decennio a Bassolino ed al circuito culturale e mediatico della sinistra campana per dimenticare un personaggio.
Ieri, il quindicesimo anniversario della morte di Troisi, è stato cancellato dalla Regione Campania, dalla Provincia e dal Comune di Napoli.
E questo nel giorno di apertura del “Napoli teatro festival”, una maratona di 16 giorni, dove ci sarà spazio per il marchese De Sade, per Gramsci, per Dario Fo, ma non per Troisi, diventato straniero in Patria, grazie alle corti fameliche bassoliniane che presidiano il circuito della cultura e dello spettacolo.
Per “Napoli teatro festival’’ la Regione ha stanziato 100 milioni di euro, per la pseudoartistica stazione della metropolitana di Monte Sant'Angelo dell’indiano Ashir Kapoor, prediletto dal consulente artistico di Bassolino, Eduardo Cicelyn, due milioni di euro. I costi, però sono lievitati, come ha denunciato il “Corriere del Mezzogiorno”, di oltre 50 milioni di euro. E intanto non si trovano 400mila euro all’anno per riaprire il Museo Filangieri, che custodisce la memoria della grande Napoli capitale.
Inutile immaginare come sarà il Forum delle culture del 2013 se a gestirlo saranno gli stessi apparati del consenso che hanno cancellato Massimo Troisi.
L’unica cultura che non sarà presente sarà quella napoletana.

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