Certo è che l’equiparazione tra uomini e donne suggerita dall’Europa sull'tà pensionabile, ha motivazioni condivisibili, ma non può non tenere conto di alcuni aspetti propri del nostro Paese, della nostra organizzazione sociale e delle nostra cultura.
La quantità e la qualità dei servizi alle donne e alle famiglie, non hanno avuto una evoluzione proporzionale ai cambiamenti socio culturali che si sono determinati nei corso degli ultimi decenni. Se il numero delle donne nel mondo del lavoro è cresciuto, non si può dire che sia diminuito il loro impegno in famiglia: figli e anziani sono, per la maggior parte dei casi, affidati alla cura delle donne, bravissime nel riuscire a conciliare una infinità di impegni, ma in ogni caso penalizzate da questa molteplicità di ruoli concomitanti.
E’ importante, quindi, ragionare sull'invtgo che ci viene dall'Europa, ma sono inammissibili le rigidità che ancora si riscontrano da parte di alcune sigle sindacali: con la politica dei “no” i sindacati legati alle posizioni più oltranziste hanno determinato le peggiori storture del mondo del lavoro, di cui il nostro paese paga pesantemente i danni.
Francesco Casoli
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