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sabato 18 dicembre 2010

Il peccato originale

Che differenza c’è fra il signor Giorgio Marinelli e il signor Luca Rotini?
Nessuna: sono due dipendenti dell’Azienda dei trasporti di Roma (Atac). Di più, entrambi hanno un papà body-guard di altissimo livello.
Il papà di Giorgio ha fatto il capo-scorta del sindaco di Roma. Il papà di Luca pure.
Eppure l’assunzione di Giorgio all’Atac è diventata uno scandalo nazionale, un titolo da prima pagina. Quella di Luca una curiosità da articoletto nelle pagine di cronaca locale. Perché la differenza fra Giorgio e Luca non è nel posto di lavoro e nell’eventuale raccomandazione ricevuta per ottenerlo grazie al lavoro di papà.
La differenza fra i due sono i sindaci a cui i papà facevano da caposcorta. Per Giorgio il sindaco di riferimento è Gianni Alemanno. Per Luca Walter Veltroni.
E che differenza c’è?
Tutta la differenza del mondo: Alemanno è di destra, Veltroni di sinistra. Di più: Alemanno non è manco di quella destra che oggi è ammessa all’onore del mondo e dell’alta società guidata dal cognato di Giancarlo Tulliani. No, Alemanno è di quella destra brutta, sporca e cattiva che sta dalla parte di Silvio Berlusconi.
E’ lì il vero scandalo, non parentopoli.
E’ nel peccato originale lo scandalo, non nel raccomandare il figlio di un proprio collaboratore per fargli avere il posto fisso. Perché se mai questo l’avesse fatto Alemanno, è scandalo, odiosa prepotenza, prevaricazione dei deboli. Se invece l’avesse fatto Veltroni, che è nato senza quel peccato originale, lo scandalo non c’è: sarà stata una debolezza di cuore, un impeto di generosità, una battaglia giusta per fare avere a un debole quel che altrimenti avrebbero negato.

Questa vicenda parallela, che proprio in questo modo si è riflessa su gran parte della stampa, è il vero specchio di questo paese, ed è anche il termometro più sincero del potere reale, quello che nemmeno un ventennio berlusconiano è riuscito a scalfire.
L’Italia del Corrierone della Sera, della Repubblica, della Stampa, di Confindustria, dei baroni universitari, degli scrittori, dei cineasti, degli intellettuali, dei banchieri, dei magistrati, dei salotti buoni, quella del potere vero, l’Italia regnante che ama fingersi sopra e oltre ogni parte così da emettere giudizi e condanne che hanno il timbro della divinità e della verità.
Sì, la vicenda delle assunzioni all’Atac di Roma è proprio il più limpido riflesso di quella piccola e potente Italia che tutto decide e può, ma una sola cosa non è riuscita a dominare e usare a suo piacimento: l’avventura politica di Berlusconi. Hanno provato a usarlo, cavalcarlo, dominarlo, metterlo in un angolo, denigrarlo, distruggerlo. Ma non gliene è riuscita nemmeno una. Eppure testardamente cercheranno ancora all’infinito. Tangentopoli, mafiopoli, sessuopoli, wikileaksopoli, ora parentopoli: fanno la cose in grande, mica si scherza.
Ma lui è così coriaceo…
Ma gli italiani alla fine sono meno fessi di quel che loro credono. Apri la Rai e guardi il professore di turno che ospite della conduttrice alla moda scuote la testa. Lei lo provoca: “ma professore, dove andremo a finire con questi comportamenti del presidente del Consiglio?”. E lui, il professore Stefano Rodotà, dottrina pura dalle cui labbra pendere: “Lo dico da intellettuale: in rovina, in rovina…”. Ma che intellettuale e intellettuale superpartes: Rodotà è stato per lustri parlamentare del pci, poi il primo presidente del Partito democratico della sinistra. Non c’è uomo di parte più di lui.
Ieri aprivi Radio radicale e sentivi all’ora di pranzo un’intervista a Giuliano Amato che spiegava che “sa come sono i politici? I politici parlano troppo..” e via con banalità su questi “politici”. Lo sentivi e ti chiedevi: “ma che mestiere ha fatto Amato tutta la vita?”. Era l’ombra di Bettino Craxi, e poi se ne è dimenticato. Era il premier che una notte si fregò il sei per mille sul conto corrente di tutti gli italiani. E poi se ne è dimenticato. Era il primo presidente dei Democratici di sinistra. E poi se ne è dimenticato. E a forza di dimenticarsene è sempre buono da usare per strologare su tutto, dal suo empireo super partes. Solo che lui dimentica. E con lui chi vuole fare dimenticare.
Ma gli italiani non dimenticano. Prendi in mano un giornale e scopri che Carlo Azeglio Ciampi ha compiuto 90 anni e che è un padre della Repubblica anche se quando questa veniva fondata lui era in tutt’altre vicende affaccendato. Scopri anche che è un modello superpartes. Di più: è il simbolo stesso di quello che oggi l’Italia che conta vorrebbe tanto: il governo di responsabilità nazionale, un Super Ciampi premier. Per questo infastidisce tanto la realtà: che con Ciampi al governo il suo ministro della Giustizia, Giovanni Conso, graziò centinaia di mafiosi accogliendo la richiesta principale di Cosa Nostra: revocare il carcere duro. Leggi che Ciampi si indigna, protesta la sua innocenza e sostiene di avere graziato i peggiori killer della mafia a sua insaputa.
Bevendosela tutta così, che altro puoi dire se non che quel governo allora fu di “irresponsabilità” nazionale, dove nessuno sapeva quel che si faceva? Potresti dirlo, ma non lo dice nessuno.
Perché anche Ciampi fu uomo di parte, e della parte giusta: quella senza peccato originale.
Prendi un altro giornale a caso, Repubblica, e leggi articolesse grondanti indignazione sulle relazioni strette fra Berlusconi e Mohammar Gheddafi. Ci si dimentica naturalmente che quel giornale è di proprietà di uno gnomo naturalizzato svizzero, Carlo De Benedetti, che alla fine degli anni Novanta ha deciso di crearsi un piccolo impero nell’energia. E ha iniziato dal gas. Quello di Gheddafi: 2 miliardi di metri cubi all’anno per 24 anni. Così passa la paura del dittatore di Tripoli e anche un bel po’ di indignazione.
Leggi giornali e agenzie dell’Italia che conta e trovi altra grondante indignazione: quella per il mercato delle vacche dei parlamentari. Il cognato di Tulliani che facendo il presidente della Camera, li dovrebbe proteggere, li ha sbeffeggiati: siete al calciomercato della politica.
Ma è differenza da poco, come nel caso Atac: Tanto il problema è tutto lì: nel peccato originale.

2 commenti:

Piripicchio ha detto...

Solo una parola per il tuo post: sontuoso!
Complimenti davvero!
Continua così.
;D

E per rimanere in tema ti propongo una curiosità, quasi un esperimento scientifico o sociologico, vedi tu. In un blog legato al "popolo viola", quelli che stanno dalla parte giusta per antonomasia, cioè contro Berlusconi, colui che tutto lorda, stanno disquisendo sul perchè non si trovi un tizio che ha quasi fracassato la testa a un manifestante.
Legittimo, si dirà. Vero. Condivisibile.
Ma la magagna sta nel fatto che i commentatori (e anche l'autore) del post si chiedono, scandalizzati, come mai questo tizio - che sembrava un manifestante egli stesso (pare "fascista", però) - stesse difendendo una camionetta dei carabinieri.
Eh, già... chissà perchè mai qualcuno può sentire ardere il desiderio di difendere un mezzo delle forze dell'ordine, vero?
Dev'essere per forza fascista o berlusconiano per fare così...

Ma loro non hanno compiuto il peccato originale, quindi noi non abbiamo alcun diritto di indignarci per la pochezza del loro senso civico. Noi siamo feccia peccatrice. NOI.

Loro però... cosa sono?

PS: per leggere quelle nefandezze cliccare sul mio nick

nicola ha detto...

mi auguro che quel delinquente possa esererintracciato e mi auguro di non trovare un magistrato che lo scarcera dopo 24 ore.