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lunedì 6 dicembre 2010

Giusto?

Commentando la notizia della trattativa tra Stato e mafia nel 1993 e in particolare l'operato dell'allora ministro Giovanni Conso, il leader dell'Anm, Luca Palamara, ha liquidato la questione in maniera davvero lapidaria: “Non parliamo più di cose di 17 anni fa su cui il giudizio spetta alla storia. Serve invece una politica attenta alle questioni attuali”.

Di grazia, potrebbe il presidente del sindacato delle toghe spiegare come mai non adopera le stesse parole dinanzi al tentativo delle Procure di mezza Italia di riscrivere la storia dei primi anni '90 nel tentativo di dipingere l'attuale maggioranza come il frutto di un romanzo criminale?

Non sarà per caso che quando c'è di mezzo (o si fa credere che ci sia) Silvio Berlusconi occorre andare a scoperchiare la tomba di Giulio Cesare per contare il numero esatto delle coltellate che lo uccisero mentre quando la questione riguarda ex ministri ed ex presidenti della repubblica di passati governi di centrosinistra la faccenda dev'essere liquidata agevolmente e rimessa al giudizio della storia?
La domanda è retorica ma del resto questo è normale in un paese in cui la politica è farsa e la giustizia tragedia.

A proposito di giustizia, sono stati ufficializzati alcuni dati contenuti nel Rapporto sulla Giustizia e resi pubblici l’altro giorno: sono deprimenti.
Vediamo qualche dato il primo dei quali dimostra che, nei fatti, il Paese è diviso: al sud, infatti, la durata media di un processo penale è di 6,9 anni, mentre al nord di 3,7. Al Sud, inoltre, il 17,5% dei processi arriva a sfondare la soglia dei 15 anni.
A tal proposito ci viene in mente (ne abbiamo anche scritto da queste colonne) la vicenda giudiziaria dell’ex ministro socialista Rino Formica che ha dovuto attendere ben 17 anni per sapere (alla veneranda età di 83 anni) di essere innocente dall’accusa che gli era stata mossa: quella di aver intascato tangenti.
Nel processo civile la situazione non cambia granché: 9,7 anni è la durata media di un processo al Sud, mentre di 7,1 per quello che riguarda il settentrione. E il 16,5% dei procedimenti civili nel Mezzogiorno può andare avanti fino a 20 anni!
Infine, per quanto riguarda la giustizia del lavoro, sono necessari circa 35 mesi per vedere conclusa una controversia, mentre, per quanto riguarda i fallimenti veri e propri, il 42% di quelli dichiarati nel 2001 risulta ancora aperto dopo otto anni.

Tempi assurdi che hanno conseguenze dirette, oltre che sull’esistenza di chi è costretto ad avere a che fare con un palazzo di giustizia nostrano, anche sulle casse dello Stato: l'Italia è infatti il paese dell'Europa occidentale che subisce le maggiori sanzioni (4.219.139 euro, secondo i dati relativi al 2009) dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo, soprattutto per l'eccessiva durata dei procedimenti.

Concludo con una barzelletta che è circolata al forum di Rimini sulla giustizia.
Alfano ha chiuso i lavori del forum ed ha annunciato che i magistrati sono liberi di effettuare tutte le indagini e le intercettazioni che vogliono, ma lo devono fare durante l'ora d'aria.

2 commenti:

johnny doe ha detto...

Palamara è un qualsiasi carneade messo lì solo per dire quello che vogliono certi magistrati i quali si fan prendere in giro da Ciancimino,un mafioso mai pentito che cerca solo di difendere il malloppo che il padre mafioso gli ha lasciato e poterlo spendere con la benedizione della legge.Ma si sa...quando si può incastrare Silvio...
Mentre quando un ministro,non un mafioso,confessa di aver patteggiato con i picciotti,insieme ai compagni di merenda Ciampi e Scalfaro (dio ci liberi da questo!),allora è storiae i pennivendoli prezzolati di sinistra,infognano,nascondono,minimizzano...
Che schifo!

Angelo D'Amore ha detto...

peccato non indovini i terni alla stessa maniera.
ad agosto cosi scrivevo:
http://nonsolonapoli.blogspot.com/2010/08/usciremo-dalla-palude.html