La misura determina un palese dietrofront rispetto alla politica del “nucleare, no grazie” portata avanti dal presidente socialista che aveva strombazzato la chiusura delle 8 centrali spagnole dopo 40 anni di esercizio.
Ora, siccome si avvicina la data di dismissione del primo degli 8 reattori attivi in Spagna, che compierà i 40 anni nel 2013, Zapatero corre ai ripari e ne proroga la vita.
Zapatero ha quindi dovuto fare i conti con la realtà dei fatti. Ed i fatti sono questi: L’80 per cento dell’energia che consuma la Spagna è importata, rendendola un Paese fortemente dipendente dall’estero. Nonostante sia al secondo posto in Europa per l'uso delle energie rinnovabili (eolica e fotovoltaica), questo tipo di produzione energetica continua ad essere troppo cara rispetto a quella nucleare e l’economia spagnola, come quella di tutti i Paesi europei, è stata talmente colpita dalla crisi economica che non può permettersi di accettare prezzi più alti per l’elettricità; ciò comporterebbe una perdita di competitività e, quindi, l’ennesimo colpo per l’occupazione in Spagna che, intanto, ha già raggiunto il 19 per cento, il dato più alto nell’Ue.
Capito?
E in Italia?
Anche in Italia la produzione delle energia eolica (quelle con le pale, per capirci) ha un costo maggiore rispetto alla produzione dell'energia dal petrolio, anzi, ha un costo maggiore anche rispetto all'energia cheda essa si produce. Si, avete letto bene.
Queste aziende stanno in piedi solo grazie ai soldi che vengono sovvenzionati dallo Stato (cioè da noi) come incentivi a creare aziende eoliche. Così era la legge originaria, poi, accortisi che senza gli incentivi di partenza queste aziende non potevano sopravvivere, nell'ultimo governo Prodi, con Pecoraro Ministro, è stata fatta una leggina per cui gli incentivi si rinnovano alla scadenza in maniera automatica, basta che l'azienda mostra un piano di manutenzione degli impianti.
In sintesi, in Italia, dove l'energia già costava il 33% in più rispetto alla media europea (a causa della scelta referendaria che decretò il no al nucleare), ora ci costa ancora di più grazie ad altre scelte sbagliate.
Mi viene da dire che in Italia ci sono gli ambientalisti con le pale, mentre in Spagna ci sono gli ambientalisti con le palle.
Nessuno infatti si è incatenato nè è salito sul tetto di un edificio spagnolo (una moda tutta italiana) per manifestare contrarietà al decreto di Zapatero, anzi, i giornali locali titolano: un ambientalista intelligente.
2 commenti:
Non ho mai reputato Zapatero un ambientalista. Ha saputo "modernizzare" la Spagna (l'illusione di Berlusconi per l'Italia) solo nel senso di rendere i mezzi di comunicazione veloci ed i treni in perfetto orario, di costruire città futuriste, di incentivare lo sfruttamento intensivo del suolo ma ha fatto davvero poco per scongiurare la desertificazione del Paese mediterraneo-atlantico e per preservare la biodiversità. Qui in Italia avete si è ammirato ed invidiato di ciò che ha fatto Zapatero solo la modernizzazione del Paese, impensabile ora in tempi di crisi, ma gli effetti della devastazione dei due paesi mediterranei sono identici e forse il primato degli scempi spetta ahimè all'Italia.
Aggiungo e correggo: non forse ma di gran lunga il primato degli scempi spetta all'Italia: tra l'espansione della Malpensa e l'Expo che verrà il poco territorio fertile della pianura padana è già stato svenduto al cemento per le grandi compagnie commerciali straniere (asiatiche, statunitensi ecc.) e si dice anche alle mafie. In Spagna mai sarebbe stato possibile lo sventramento di un'area così protetta come il Parco del Ticino che l'UNESCO definì a ragione Riserva della Biosfera ma ebbe la sventura di affidarlo a dei vandali.
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