Pier Luigi Celli ha inviato, dalle colonne de la Repubblica, una lettera a suo figlio.
Non credo che lo abbia fatto perchè abbia problemi di comunicazione con il figlio, ma ha voluto trovare un modo originale per rivolgersi ad un giovane, ben laureato, cui ha detto: questo Paese fa schifo, si va avanti solo per spinte familiari e clientelismo, il merito non conta, quindi, caro mio, per quanto mi dispiaccia, faresti bene ad andartene.
Sempre rivolgendosi al figlio, gli scrive. “Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato con un Consiglio d’Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility”, rischiando, nella vita professionale, di guadagnare “un centesimo di una velina o di un tronista”.
Tanto per ricordarlo, Pierluigi Celli è attualmente direttore generale dell'università Luiss di Roma ed è inoltre membro dei consigli di amministrazione di Lottomatica, Hera SpA e Messaggerie Libri. In passato ha ricoperto gli incarichi di Direttore Risorse Umane dell'ENI, è stato direttore generale della RAI, presidente di IPSE2000 e direttore Personale e Organizzazione in Enel.
E allora capisco l'opinione espressa da Celli: lui ha sempre "lavorato" in ambienti gestiti dal potere, dove il merito non importa, dove si devono solo gestire delle prebende. Ma, se in molti (di quell'ambiente) sottoscriverebbero la lettera di Pier Luigi Celli, non a torto, a me non è piaciuta.
Lui, che ha sempre sguazzato in queste mezze società per azioni e mezze dependance dei sindaci e dei politici, viene a dire a noi, poveri mortali, che questo sistema fa schifo?
Una facile ironia sarebbe quella di sintetizzare il concetto scrivendo: Celli ha commesso un errore, non doveva indirizzarla a suo figlio, ma al mio. Ma tu guarda un pò da che pulpito viene questa predica.
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1 commento:
Certa gente ha la faccia come il culo!!!! Non si vergogna di nulla.
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