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domenica 13 dicembre 2009

Il nostro Paolini

Ricordate Gabriele Paolini? Il personaggio distrurbatore, noto per le sue incursioni durante i servizi televisivi in piazza?
Ecco, Di Pietro ha assunto il suo ruolo. Ovunque c'è una piazza c'è Di Pietro a disturbare.
Anche l'altro giorno, durante la manifestazione della Cgil a Roma, che Epifani ha definito "non-politica" si è presentato il disturbatore Di Pietro per dire: “E’ l’ultimo appello che la società civile, il mondo del lavoro e della disoccupazione lancia alla Presidenza del Consiglio perché si occupi del Paese. Siamo molto preoccupati, la gente è esasperata, ogni giorno Roma è piena di manifestanti, ancora oggi siamo in tantissimi, per dire basta. Con l’ottimismo della speranza ci auguriamo che Berlusconi lasci il governo al più presto, prima che le manifestazioni si trasformino in rivolta.”
Non vi sembra che sia una chiamata a raccolta per spodestare con mezzi che non hanno niente a che vedere con la democrazia chi è stato eletto democraticamente?
Forse mi sbaglio, ma provate a mettere quelle parole nella bocca di Berlusconi; cioè provate a pensare a cosa sarebbe successo se quelle parole le avesse pronunciate Berlusconi, il puttaniere, il corruttore, lo stragista.
Ci Provo?
Ebbene, per prima cosa la Bindy, la Finocchiaro e Bersani sarebbero corsi a farsi intervistare, Fini avrebbe autorevolmente detto la sua (ormai ne dice una ogni volta che Berlusconi apre bocca) e perfino Napolitano avrebbe tuonato dal Colle, allarmato.
E l’Anm? Mica se ne sarebbe stata zitta! Un’occasione come quella quando sarebbe capitata di nuovo? Avrebbe mosso sicuramente tutte le sue pedine affinché qualche magistrato romano aprisse un’indagine o che si diffondesse la notizia che sarebbe in corso un avviso di garanzia e che per tali reati sarebbe previsto l'arresto preventivo.
Ho esagerato?
E invece il nostro Paolini scorre per le piazze indisturbato. A lui i magistrati e le Istituzioni concedono tutto. Sperano che riesca a rovesciare sua Maestà Berlusconi, condurlo in piazza, esporlo alla gogna, fargli lanciare qualche manciata di pietrame, qualche sollazzevole sputo negli occhi, qualche calcio democratico nel sedere, e poi relegarlo nelle patrie galere e buttare la chiave. Salvando così la democrazia e la costituzione.

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