Nessuno hai mai accusato la magistratura nel suo insieme di non sapere assolvere al proprio compito molto delicato nonché utilissimo a ripristinare la giustizia laddove sia stata violata.
Lo sappiamo tutti che ci sono tanti magistrati onesti e laboriosi che non ambiscono, come altri, ad occupare le prime pagine dei giornali o ad andare in tv per garantirsi, magari quanto prima, un posto di parlamentare, assai ben remunerato.
Ma è giusto anche dire che nessuna punizione esemplare si è mai vista applicata a coloro che si rendono colpevoli di trasformare la giustizia, che devono amministrare per conto di tutto il popolo italiano, in azioni esecrabili di profonda e dolorosa ingiustizia. Il Csm è il primo tra questi organi che, preposti a vigilare, si sono mostrati molto, ed io aggiungo colpevolmente, tolleranti.
Fini e Napolitano, con un lavoro che appare quasi concertato e finalizzato contro il premier, mai hanno preso chiare, nitide, perentorie distanze da questa magistratura deviata. Se c’è una “missione” che richiede il massimo impegno, la più profonda umiltà, il più devoto spirito di servizio ed una claustrale riservatezza, questa pertiene alla magistratura.
Invece i discorsi di questi giorni fanno di ogni erba un fascio e con ciò implicitamente incoraggiano una tale magistratura a proseguire in un’opera che nei fatti non solo è disgregatrice ma finisce per rendere poco credibile l’assolvimento complessivo di un dovere costituzionale.
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