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domenica 30 maggio 2010

Questa crisi è un bluff?

In queste ore si moltiplicano gli appelli all’unità, alla concordia, al senso di responsabilità, allo sforzo comune. Tutto in nome della necessità non solo di fronteggiare l’emergenza economica e finanziaria ma anche di compiere il massimo sforzo per favorire la ripresa e la crescita della produttività del paese.
Il Presidente della Repubblica ha dato il via.
E sulla sua scia si è posta anche la Presidente della Confindustria Emma Marcegaglia che, sia pure criticando il carattere contingente e non strutturale della manovra varata dal governo, l’ha definita necessaria.
L'Europa e l'OCSE l'hanno lodata.
Con simili presupposti potrebbe apparire possibile l’eventualità di un superamento delle polemiche tra maggioranza ed opposizione e l’avvio di un processo indirizzato a realizzare un clima meno teso e di maggiore collaborazione tra le diverse forze politiche e le diverse forze sociali.
Ma, sarà che nel nostro paese di crisi si parla da sempre, sarà che in questi ultimi cinquant’anni ci si è abituati all’idea della catastrofe che incombe e che mai si realizza, sta di fatto che si ha la netta impressione che nessuno creda sul serio fino in fondo al pericolo di uno sconquasso economico e finanziario del paese. Si ha l'impressione che si nasconda l’idea che alla fine la nottata passi senza troppo danni così come è sempre avvenuto in passato. E, di conseguenza, che ognuno badi più a continuare a coltivare il proprio orticello di interessi particolari piuttosto che badare a quello generale di impedire il disastro.
Come avveniva in un passato ormai quasi remoto, i partiti, i sindacati e gli enti pensano che la crisi non vada risolta ma cavalcata per risolvere i propri problemi. I casi più clamorosi sono rappresentanti dalla Cgil e dall’Associazione Nazionale Magistrati.
Gugliemo Epifani non ha saputo fare di meglio che rispolverare l’arma vetusta della sciopero generale per cercare di sfruttare le inevitabili tensioni sociali provocate dai sacrifici imposti dal governo. Il tutto allo scopo di fare un po’ di concorrenza di stampo massimalista a Cisl e Uil.
Ed il sindacato delle toghe ha minacciato agitazioni durissime se non verranno ritirare le misure di riduzione degli stipendi dei propri associati che però sono dipendenti pubblici come tutti gli altri. Con simili presupposti, quindi, è difficile stare allegri.
La responsabilità come il coraggio di Don Abbondio, non si può dare a chi ha dimenticato cosa sia.
Il carico da 90 lo hanno messo giù gli europarlamentari che, con l'introduzione del Trattato di Lisbona, hanno sostenuto che loro dovranno lavorare di più e, udite udite, si sono dati un aumento di stipendio da 1500 euro al mese. Al mese.

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