La presunzione d'innocenza è sancita nella Costituzione Italiana, la quale recita all'articolo 27, comma 2 che «l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».
La presunzione d'innocenza è inoltre un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è innocente fino a prova contraria. L'onere della prova spetta alla pubblica accusa, rappresentata nel processo penale dal pubblico ministero. Non è quindi l'imputato a dover dimostrare la sua innocenza, ma è compito degli accusatori dimostrarne la colpa.
Così scrissero i "padri costituenti" quando si cimentarono a dare delle regole equilibrate per la gestione del nostro Paese.
Ma i "fatti" ci dicono che oggi viviamo in un'altra Italia.
In un'Italia in cui se un libero cittadino viene solo sospettato di aver commesso un qualsiasi reato, va direttamente in galera. Veramente questo non vale per tutti i cittadini, ma solo quelli per cui un pm ritiene che possa accadere anche una sola delle tre ipotesi: se quel cittadino può in qualche modo inquinare le prove, se quel cittadino può reiterare il reato oppure se c'è un reale pericolo di fuga all'estero dell'individuo.
Per prenderci in giro, poi, non lo chiamano arresto, ma lo etichettano come "custodia cautelare".
Un'invenzione tutta italiana, almeno nel suo sitema di applicazione.
Faccio un esempio: Vi ricordate di Silvio Scaglia? l'ex amministratore delegato della Fastweb?
Era la fine di febbraio quando fu emesso un ordine di "custodia cautelare". Lui era all'estero, noleggiò un aereo e tornò in Italia per mettersi a disposizione della Procura di Roma e chiarire i fatti di cui era accusato.
Da allora è ancora rinchiuso nel carcere di Rebibbia. E qui siamo al paradosso perché Silvio Scaglia non può più inquinare le prove dei fatti contestatigli in quanto risalenti al periodo 2003-2007, lui non è più l'ad della società e non esistono le condizioni materiali per le quali il manager potrebbe reiterare il reato, infine non esiste il pericolo di fuga in quanto lo stesso è tornato appositamente dall’estero per fornire chiarimenti su tutto ciò che gli era stato contestato.
Ma allora, mi chiedo: perché è ancora agli arresti che, più che cautelari, sembrano quasi essere dettati da esigenze di estorcere qualche ammissione o confessione?
Non so dire se si tratta di vera e propria tortura, ma di certo ci si avvicina molto.
Ora leggo che la procura ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai legali perchè: «Scaglia non ha “patteggiato” il suo rientro».
Ma, scusatemi, patteggiare cosa e, soprattutto, perché? Se io sono un cittadino perbene e convinto di non aver commesso alcun reato, di fronte ad una ordinanza di custodia cautelare che mi riguarda, mi presento subito e cerco di chiarire la mia posizione. Patteggiando, dovrei ammettere colpe che non ho o reati che appunto in realtà non ho commesso.
Quale Costituzione e quale Codice penale stanno utilizzando i magistrati?
Volete un esempio contrario?
Ricordate l’architetto Angelo Zampolini? Colui che è accusato di essere stato il «riciclatore del denaro provento dei delitti contro la pubblica amministrazione» ed in pratica il braccio destro di Anemone? Ebbene per lui non è stata emessa alcuna richiesta di "custodia cautelare" ed i pm ne hanno anche chiarito il motivo: "Zampolini sta collaborando".
Che tradotto significa: Ha fatto il nome di Scajola e ne farà anche degli altri.
Le conclusioni traetele da soli.
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