Era il 4 aprile, in piena campagna elettorale, e Berlusconi parlava davanti alla platea di Confcommercio. Le sue parole furono queste: «Ho troppo stima per l'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro i loro interessi».
Apriti cielo.
Romano Prodi parlò di «disprezzo non solo per i leader, ma per tutta la gente e per il popolo».
Clemente Mastella, bollò le parole del Cav come «autolesionismo di chi è disperato e non sa che dire».
Rutelli: «Rimarrà solo con i suoi improperi che non meritano risposta» .
Emma Bonino: «Semmai è da coglioni credere all'abolizione, dall'oggi al domani, dell'Ici sulla prima casa».
E via così.
Fatto sta che, il giorno dopo, Berlusconi si corresse. Trasformando i «coglioni» in un più politicamente corretto «masochisti».
Oggi Bersani imita Berlusconi ed afferma: «Io sono per fare uscire da questa assemblea una figura eroica, i veri eroi moderni, gli insegnanti che inseguono il disagio sociale in periferia, lottano contro la dispersione mentre la Gelmini gli rompe i coglioni».
Forse Bersani soffre di un complesso di inferiorità nei confronti di Antonio Di Pietro o, più probabilmente, Bersani voleva smentire Walter Veltroni che due giorni fa, intervistato dal Fatto, parlava di un «Paese sull'orlo di una crisi di nervi».
Quanto a nervosismo, pure il Pd non se la passa male.
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1 commento:
E' un po' diverso dal dare dei coglioni a chi non ti vota... comunque più che di nervosismo parlerei di stanchezza, perchè esprime bene anche soprattutto lo stato d'animo di insegnanti e studenti. Laura
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