A Bersani, i firmatari della lettera aperta, pubblicata dal “Riformista”, chiedono di “prendere atto che il nucleare non è né di sinistra, né di destra e che, anzi, al mondo molti leader di governi di sinistra e progressisti puntano su di esso per sviluppare un sistema economico e modelli di vita e di società eco-compatibili”.
Tra gli esempi addotti dalle voci pro-nucleare, “Brasile con Lula, Usa con Obama, Giappone con Hatoyama, Gran Bretagna con Brown. Noi ti chiediamo di garantire che le sedi nazionali e locali del Pd, gli organi di stampa, le sedi di riflessione esterna consentano un confronto aperto e pragmatico. Riterremmo innaturale e incomprensibile ogni chiusura preventiva su un tema che riguarda scelte strategiche di politica energetica, innovazione tecnologica e sviluppo industriale così critiche e con impatto di così lungo termine per il nostro paese”.
La lettera prende le mosse da dati che “sono chiari” anche a Bersani. Quanto alle fonti rinnovabili, proseguono i sottoscrittori della lettera-appello a Bersani, con esse, “se escludiamo l’idroelettrico, patrimonio storico del nostro paese, ma praticamente non aumentabile, produciamo circa il 6 per cento. L’energia solare per la quale sono stati investiti fino a ora circa 4 miliardi, ben ripagati dai generosi incentivi concessi fino a oggi dal sistema elettrico italiano, contribuisce al nostro fabbisogno elettrico per lo 0,2 per cento”.
Quanto alla “sbrigatività” e al “pressapochismo” con cui, spesso esponenti Pd affrontano la materia, i firmatari riferiscono che hanno “sentito parlare di ‘masserie fosforescenti’ e altre falsità di questo genere, che cozzano contro il buon senso e ogni spirito di razionale e serio approccio al problema.
La lettera prende le mosse da dati che “sono chiari” anche a Bersani. Quanto alle fonti rinnovabili, proseguono i sottoscrittori della lettera-appello a Bersani, con esse, “se escludiamo l’idroelettrico, patrimonio storico del nostro paese, ma praticamente non aumentabile, produciamo circa il 6 per cento. L’energia solare per la quale sono stati investiti fino a ora circa 4 miliardi, ben ripagati dai generosi incentivi concessi fino a oggi dal sistema elettrico italiano, contribuisce al nostro fabbisogno elettrico per lo 0,2 per cento”.
Quanto alla “sbrigatività” e al “pressapochismo” con cui, spesso esponenti Pd affrontano la materia, i firmatari riferiscono che hanno “sentito parlare di ‘masserie fosforescenti’ e altre falsità di questo genere, che cozzano contro il buon senso e ogni spirito di razionale e serio approccio al problema.
Basterebbe attraversare il confine e visitare centrali nucleari francesi vicine ai castelli della Loira o quelle nelle vallate svizzere per capire l’enormità di tali affermazioni. O ancora per quel che riguarda i costi del programma nucleare: incomprensibile senza una discussione completa su tutti i dati di riferimento (costi di generazione del KWh, costo del combustibile, durata di vita delle centrali eccetera) e senza confronti con i costi delle alternative in caso di rinuncia al programma nucleare.
Per non dire - proseguono i 72 firmatari dell’appello a Bersani - del tema della sicurezza che punta a sottacere il track record di sicurezza degli impianti nucleari che non ha paragoni con quello di ogni altra filiera energetica”.
L’appello si conclude con un invito fermo al segretario: “Occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l’Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere dell’innovazione. Ampi settori di intellettualità tecnica e scientifica, che un tempo guardavano al centrosinistra come alla parte più aperta e moderna dell’Italia, non ci capiscono più e guardano altrove”.
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