Ora che, oppresso dalle insistenze europee, Zapatero è costretto a tagliare, nessuno evidenzia che a pagare il conto del suo operato sono sempre gli stessi: i lavoratori, i pensionati, i deboli.
Ecco il piano:
Taglio del 5 per cento degli stipendi dei dipendenti pubblici e il loro congelamento nel 2011 (è la prima volta nella storia spagnola che un presidente riduce gli stipendi pubblici);
Riduzione delle retribuzioni del governo del 15 per cento;
Sospensione della rivalutazione delle pensioni nel prossimo anno, colpendo 5 milioni di pensionati;
Eliminazione del “cheque-bebé” (l'assegno di 2.500 euro concesso a tutti i cittadini – senza distinzione di reddito – che avevano un figlio).
Una sforbiciata agli aiuti allo sviluppo, a cui verranno decurtati 600 milioni di euro, e agli investimenti pubblici, ridotti di più di 6 miliardi nel 2010 e 2011.
Eliminazione della retroattività degli aiuti previsti dalla legge per l'assistenza alle persone non autosufficienti e che si acceleri l'iter per l'approvazione dei solleciti in modo da snellire le procedure.
Il taglio di altri 1,2 miliardi di euro da parte delle regioni e oltre 13mila posti in meno nel settore pubblico.
Nell'annunciarle Zapatero ha detto: è una prima sforbiciata.
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