Una notizia, diramata il 19 agosto dalle agenzie di stampa internazionali, è passata completamente sotto silenzio su tutti i giornali a maggiore diffusione: un programma di sperimentazione di un vaccino per la polmonite di una casa farmaceutica belga avrebbe causato la morte di 14 bambini argentini usati come cavie.
La notizia mi ha ricordato di un articolo apparso qualche anno fa dal titolo: “quando i medici scioperano i morti diminuiscono”. L’autore – Robert Mendelson – affermava che quando i dottori scioperano, in tutto il mondo, diminuisce il tasso di mortalità. L’articolista, in particolare, citava uno sciopero avvenuto in Israele: negli 85 giorni di durata dell’agitazione il tasso di mortalità si è ridotto del 50%. Tanto aveva destato l’apprensione dei titolari di imprese funebri che avevano commissionato uno studio sul fenomeno scoprendo che l’ultimo periodo in cui il tasso di mortalità aveva raggiunto punte così basse risaliva a venti anni prima, in concomitanza con l’ultimo sciopero dei medici! L’articolista terminava allora chiedendosi se non fosse il caso di istituire uno sciopero permanente dei sanitari.
Altri esperti del settore hanno cercato di dare la seguente spiegazione. Le strutture ospedaliere, private e non, ricevono significativi contributi elargiti per ogni intervento chirurgico. E così ogni anno, in Italia, si registra l’esorbitante cifra di 3 milioni di interventi chirurgici. Una succulenta torta che si spartiscono mille strutture private e pubbliche. Ben si comprende che i componenti delle équipe chirurgiche sono costretti a ritmi di lavoro frenetici che aumentano esponenzialmente il rischio di negligenze che possono risultare, talvolta, esistenziali. Il rischio, però, non è soltanto chirurgico ma anche farmacologico. Diversi studi denunziano l’altissima percentuale di errori medici derivanti dalla somministrazione di farmaci sbagliati e dall’abuso nell’assunzione degli stessi.
Ma veniamo ai numeri: Pochi sanno, infatti, che sono circa 32 mila in media, ogni anno in Italia, le morti in ospedale dovute ad errori medici. Il dato elaborato dall’Istat, non viene molto diffuso, ma è di ben lunga superiore sia al numero delle vittime della strada che sul lavoro. In più, ai decessi veri e propri, secondo l’istituto nazionale di statistica, vanno aggiunti altri 300 mila casi in cui, sempre per errore, viene seriamente pregiudicata la salute del malato ed inoltre, nel nostro paese, si stima che un paziente su dieci contrae infezioni durante il ricovero in ospedale con conseguenze fatali nel 3% dei casi. La somma dei casi riguarda tra le 500 mila e le 700mila persone.
Perchè mai i media non ne dedicano il dovuto spazio, come invece giustamente fanno per i morti per strada e sul lavoro? Se ne parlassero, forse si avvierebbe anche qualche azione correttiva.
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