Il parlamento lo approva, Napolitano lo firma, Di Pietro pronuncia la parola magica: referendum, poi un pm di Milano solleva l'ipotesi di incostituzionalità e la Consulta boccia tutti, governo, parlamento e presidente della Repubblica, e chi più ne ha più ne metta. E il referendum?
Adesso c'è il legittimo impedimento.
Il parlamento ha approvato, Napolitano ha firmato, Di Pietro ha presentato il solito referendum e il solito pm di Milano ha sollevato l'ipotesi di incostituzionalità. La giostra si fermerà lunedì prossimo, quando i giudici di Milano delibereranno di passare gli atti alla Consulta che fermerà la giostra.
Nulla di nuovo, ma mi viene da ridere.
Perchè la legge sul legittimo impedimento è una norma transitoria e durerà al massimo 18 mesi, cioè sicuramente meno dell'iter necessario per arrivare alla consultazione referendaria.
Ma l'ex pm va avanti per la sua strada. È la sua specialità. L'importante è parlarne, riempirsi la bocca di frasi roboanti sulla necessità che la gente fermi il tiranno Berlusconi. Il referendum è uno specchietto per le allodole, ed in Italia abbondano.
«Il primo maggio - spiega Di Pietro rilanciando la consultazione contro il legittimo impedimento - iniziamo una raccolta di firme per un referendum per cancellarla».
Ogni volta che il governo Berlusconi dà vita ad una legge che non gli piace, Antonio Di Pietro pronuncia la parola magica: referendum.
Quanti ne ha annunciati? Quanti hanno visto la luce? E guai a chi ride.
1 commento:
di pietro fa ridere.
i problemi (sottaciuti e manipolati) dell'italia, fanno piangere.
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