Quando Berlusconi diceva che il nostro Paese s’è comportato meglio di altri nella gestione della crisi, diceva una grande verità che i fatti di queste ore rendono cristallina: l’Italia non ha truccato i conti, non ha un’economia basata sulla finanza, non ha un primo ministro che se n’è infischiato della gestione del debito e della politica del rigore.
Tutto questo s’è tradotto in punti di fiducia. Bisogna essere schietti, gran parte di tutto questo si deve a Giulio Tremonti, alla sua abilità, alla sua visione e anche al suo caratteraccio. Se avesse ceduto ai richiami sul taglio delle tasse, oggi ci troveremmo in una situazione più fragile di fronte al terremoto che sta scuotendo la Grecia, la Spagna e il Portogallo.
Nonostante questo grande merito, l'opposizione continua a lamentare che Tramonti ha effettuato tagli orizzontali, laddove era necessario, dicoo loro, effettuare tagli mirati.
Forse hanno anche ragione, ma nessuno ha l'onestà di dire che la situazione debitoria dell'Italia (la quarta nazione al mondo) ha veramente rischiato di fare la fine della Grecia, dove oggi si annunciano drastici tagli agli stipendi per onorare i debiti.
L'onestà intellettuale deve farci dire: questo poteva capitare anche in Italia.
Quando poi leggo le cose di cui l'ex-ministro Damiano accusa l'attuale governo di non fare o di non avere fatto, ringrazio il popolo italiano di aver mandato a casa il governo Prodi. Oggi staremo fuori alle banche a piangere e salutare i nostri piccoli risparmi.
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