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martedì 31 agosto 2010

Un dilemma epocale

Vendola e' una delle poche persone serie e pulite nello squallido partito di D'Alema e Violante e, nel caso di primarie per la scelta del leader della coalizione di csx rischia di surclassare Bersani.
Repubblica ha già fatto la sua scelta: alle primarie del csx sarà schierato a fianco di Bersani in funzione anti-Vendola. Punto.
Quali argomenti Repubblica metterà in campo per supportare il suo beniamino?
Nel mese di agosto è emerso uno dei punti nodali del dibattito della sinistra e Repubblica ha titolato: «Ma Nichi Vendola può candidarsi a primo ministro conservando l’orecchino?».
Finalmente la sinistra ha trovato un argomento serio, fondato, capitale su cui discutere. Finalmente viene portato alla coscienza degli italiani questo dilemma epocale. Finalmente!
Per Repubblica Vendola, che la vinto la battaglia sulla sua dichiarata omosessualità, crea imbarazzo per il suo orecchino.
In realtà Repubblica vuole ricordare che Rifondazione attinge voti e classe dirigente dai gay pride, un comunismo coi tacchi a spillo e il rossetto, una delle cose piu' ridicole della storia...altro che i rudi lavoratori delle miniere, o la classe operaia delle catene di montaggio..o le altere divise dell'armata rossa....

domenica 29 agosto 2010

In questo caso è meglio non essere Cortese...

A metà luglio i militanti messinesi dell'Idv hanno acclamato Teresa Cortese a leader cittadino di quel partito.
Potrebbe trattarsi di omonomia, ma Teresa Cortese è anche il nome del magistrato onorario messinese condannato dalla sezione giurisdizionale di appello della Corte dei conti a risarcire al ministero della Giustizia oltre 41 mila euro a titolo di indennità percepite a fronte di ben 456 udienze a cui lo stesso magistrato non aveva mai partecipato.

Qualcuno mi potrebbe aiutare a verificare se sono la stessa persona?

domenica 8 agosto 2010

Country first!

Al di là delle alchimie politiche, che cosa serve veramente al Paese dopo la spaccatura della maggioranza di governo? La tentazione di andare alle urne appare la soluzione più semplice, ma non è certo la migliore. Siamo usciti indenni, anche grazie al rigore sui conti di Tremonti, dalla crisi finanziaria degli ultimi tre anni, non è certo che supereremmo una nuova instabilità dei mercati con un governo dimissionario e una lunga lacerante campagna elettorale.

In altre democrazie, migliori, si direbbe, il Paese viene prima, Country first. Da noi il Paese viene spesso dopo, a volte non viene nemmeno.
Le ipotesi, tutte suggestive, ma difficilmente praticabili, di governi tecnici o di larghe intese, appartengono a una manualistica politica. Quando Berlusconi minaccia le elezioni, salvo poi smentirsi il giorno dopo, dimentica che le Camere le scioglie il Capo dello Stato. La Costituzione impone a Napolitano di verificare l’eventuale esistenza di altre maggioranze. Se la Lega rimane fedele a Berlusconi, non ne esistono. Zero.
Ma mettiamo anche il caso che possano esserci maggioranze alternative. Bene, la legislatura verrebbe salvata escludendo dal governo chi ha vinto le elezioni del 2008, tradendo sostanzialmente il mandato popolare.

Non dovrebbero augurarselo nemmeno le opposizioni. Un regalo così, il Cavaliere, in evidente affanno, non immaginerebbe mai di poterlo ricevere. E la vita grama di un’eterogenea armata di Prodiana memoria, non farebbe altro che preparare una nuova, e forse ancora più larga, vittoria elettorale di Berlusconi.
Inutile poi farsi illusioni sul fatto che il Cavaliere possa appoggiare governi, modello Grosse Koalition, alla tedesca. Ormai lo conosciamo bene. Come in azienda, il capo è uno solo: lui. E chi ha votato Pdl ha votato una scheda con su scritto il suo nome. Piaccia o no, e alla maggioranza degli italiani sembra ancora piacere, la realtà è questa e da questa si deve partire.
Dunque, ricapitolando: elezioni anticipate no, altri governi no. E allora, come se ne esce? In un solo modo, con un accordo di legislatura, chiamiamolo pure così, che coinvolga tutte le componenti del centrodestra, dal Pdl, alla Lega, a Futuro e Libertà.
Possibile? Obbligato se non si vuole andare alle urne con tutti i rischi che ciò può comportare, non solo per il Paese, lo abbiamo già detto, ma anche per lo stesso centrodestra, in particolare al Senato.
Un’intesa programmatica potrebbe essere raggiunta facilmente su molti temi, dall’economia, nella quale il governo ha fatto generalmente bene, al federalismo, al Sud. Lo scoglio difficilmente superabile sarebbe costituito dalla giustizia. La saggezza suggerirebbe di accantonare leggi ad personam e rimettere al primo posto le questioni essenziali per la crescita e per la stabilità.
L'elettorato di centro-destra sta mal sopportando il pessimo spettacolo, tra comitati d’affari e improbabili ministri, degli ultimi mesi. Quale grande occasione per segnare un punto di svolta in una legislatura disgraziata e riprendere un po’ di quello spirito liberale finito troppo presto alle ortiche.
Mi illudo? Forse, ma il Paese viene prima.

martedì 3 agosto 2010

Il Machiavellico

"La presidente del gruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro parlando nel suo intervento introduttivo alla riunione del suo gruppo a Palazzo Madama ha sottolineato che "Fini ha fatto propri i temi su cui noi abbiamo insistito in questi anni".
Queste parole mi fanno riflettere......... come farà Fini a mantenere fede, come lui dice, al programma del PdL?